12,8 miliardi di risparmi tagliando le partecipate

8 marzo 2014

Nel 2012, erano 39.997 le partecipazioni possedute da amministrazioni pubbliche, centrali e locali, con quote in 7.712 organismi esterni. Con oneri per i contribuenti che nel 2012 erano di 22,7 miliardi. In testa, per costo, le istituzioni che hanno sede legale nel Lazio: 9,5 miliardi. Seguite da quelle in Lombardia (5,5), Veneto (1,1) e Piemonte (1,0). Il 63,9% di queste non produce servizi pubblici. Con oneri complessivi per 12,8 miliardi. E’ quanto emerge da alcuni dati diffusi dal Centro studi di Confindustria. È urgente, spiega il Csc, il riassetto di queste partecipazioni.

Un passaggio necessario al duplice fine di recuperare risorse per ridurre il carico fiscale e il debito pubblico e di liberare il mercato dalla presenza spesso impropria dello Stato. L’utilizzo delle partecipate e’ divenuto una fonte di abuso sempre piu’ diffusa, che sfrutta posizioni dominanti sul mercato e consente di eludere i vincoli di finanza pubblica, reclutamento del personale e acquisto di beni e servizi. Le norme varate negli ultimi anni si sono rivelate inefficaci nel contenere questo fenomeno. La legge di stabilita’ 2014 ha indebolito ulteriormente i presidi di rigore imposti negli anni precedenti. Non si deve porre solo il problema di come le PA utilizzano questi meccanismi, ma bisogna mettere in discussione l’opportunita’ stessa che cio’ avvenga.

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