L’Ecuador cerca un mediatore per risolvere l'”affaire Assange”

12 gennaio 2018

Il governo dell’Ecuador è alla ricerca di una “mediazione” per trovare un accordo con la Gran Bretagna sulla questione relativa alla situazione, ritenuta “insostenibile” di Julian Assange, il fondatore del sito web WikiLeaks, rinchiuso nell’Ambasciata ecuadoriana a Londra dal 2012. “Stiamo cercando un Paese terzo o una personalità – ha reso noto il capo della diplomazia di Quito, Maria Fernanda Espinosa – non si potrà raggiungere alcuna soluzione senza la cooperazione internazionale e della Gran Bretagna che ha reso noto il suo interesse per trovare una via d’uscita alla situazione”. Il nuovo presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, al potere dal maggio del 2017, aveva annunciato che Assange poteva rimanere all’interno della sede diplomatica ma – dopo un tweet di Assange a favore dell’indipendenza della Catalogna – il governo di Quito aveva invitato il fondatore di WikiLeaks a evitare dichiarazioni suscettibili di avere ricadute negative sulle relazioni internazionali ecuadoriane.

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Assange si era rifugiato nell’Ambasciata ecuadoriana nel giugno del 2012 per sfuggire a un mandato d’arresto internazionale emesso nei suoi confronti dalla giustizia svedese, con l’accusa di stupro e abusi sessuali, poi ritirato per avvenuta prescrizione. Il fondatore di WikiLeaks si è sempre dichiarato innocente ma non ha comunque abbandonato l’Ambasciata per timore che Stoccolma possa estradarlo negli Stati Uniti a causa della diffusione dei documenti riservati del Dipartimento di Stato, estradizione che Washington non ha comunque finora mai ufficialmente richiesto.

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