Vaticano, le suore di clausura potranno usare i social media

Vaticano, le suore di clausura potranno usare i social media
21 maggio 2018

Social sì, ma con sobrietà. È quel che il Vaticano ha deciso nel “Cor Orans”, istruzione redatta dalla Congregazione per gli Istituti di vita consacrata insieme alla Società di vita apostolica, approvata da Papa Francesco. Per le suore di clausura si aprono le porte di Twitter, Facebook e simili, purché il loro utilizzo sia sempre “sobrio e discreto” e che non intacchi o svuoti il silenzio della vita contemplativa, riempiendo la clausura di inutili rumori, notizie e parole. Oggi, nonostante la crisi delle vocazioni, non sono poche le persone che scelgono di seguire la vocazione. In tutto il mondo sono 37.970 le suore di clausura. “Non un numero basso”, fa notare José Rodriguez Carballo, segretario della congregazione. La discrezione con cui le suore dovranno approcciarsi ai nuovi media non riguarda solo i contenuti ma “la quantità di informazioni e il tipo di comunicazione”. Informazioni che devono essere al servizio della formazione alla vita contemplativa e delle comunicazioni necessarie, e non occasione di dissipazione o evasione della vita fraterna.

Insomma, nemmeno dietro le grate è possibile fare completamente a meno del rapporto con il mondo. E qualche convento si è già allineato alle nuove direttive. Ci sono interi monasteri che proprio attraverso il web raccolgono le intenzioni di preghiera, si occupano di sostegno spirituale ai fedeli, diffondono le loro inziziative, anche di tipo economico. Un esempio? Le clarisse eremite di Fara Sabina, iscritte su Facebook per diffondere gli inviti alle loro cene monastiche a più pellegrini possibile. Cene nelle quali i pasti si consumano rigorosamente in silenzio, ascoltando le letture sacre. Un’apertura al mondo digitale, ma non a quello reale. Nelle indicazioni diffuse oggi dal Vaticano ci sono, ad esempio, anche quelle relative alle strutture dei conventi. Via le grate? No, grazie. “Le modalità della separazione dall’esterno dello spazio riservato alle monache deve essere materiale, non solo simbolica e spirituale”, ha chiarito la Cor Orans.

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