Dopo 66 anni, arriva l’oro azzurro nella discesa libera. Sofia Goggia ora è storia: “Ho realizzato il sogno che avevo da piccola”

Dopo 66 anni, arriva l’oro azzurro nella discesa libera. Sofia Goggia ora è storia: “Ho realizzato il sogno che avevo da piccola”
Sofia Goggia è la prima italiana nella storia a vincere un oro Olimpico nella discesa
21 febbraio 2018

Sofia Goggia, questa e’ storia: la strepitosa azzurra ha vinto la discesa libera femminile alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang. Pettorale numero cinque, ha battuto l’amica favoritissima, l’americana Lindsey Vonn, che e’ arrivata solo terza. E si e’ lasciata alle spalle, 9 centesimi davanti, la norvegese Ragnhild Mowinckel, medaglia d’argento. E’ la prima italiana nella storia a vincere un oro Olimpico nella discesa. Sofia ha detto di sentirsi come “una samurai”, dopo aver tagliato il traguardo con 1min 39.22sec. L’attendevano tutti e lei non ha tradito le attese: sapeva di essere la piu’ forte dopo due vittorie e due secondi posti in discesa nella Coppa del Mondo e anche un secondo e terzo posto nel Super-G. E lei ha confermato la sua forma strepitosa tra i piani, i curvoni e i salti della pista di Joengseon nella gara piu’ importante della sua carriera, la discesa libera delle Olimpiadi di PyeongChang. Con l’oro nella disciplina Regina dello sci alpino, Koenigdisziplin come la chiamano gli austriaci, e’ entrata nella storia dello sport italiano. “Ero molto concentrata, mi sono mossa come un samurai”, ha commentato esaltata l’atleta, che l’allenatore Massimo Rinaldi chiama “il cavallo pazzo”. Il trionfo di Sofia, 25 anni di Valle di Astino nella zona di Bergamo Alta, finanziera, e’ il secondo nella storia dello sci italiano in questa disciplina arrivato ben 66 anni dopo quello del leggendario Zeno’ Colo’, il 15 febbraio del 1952, alle Olimpiadi di Oslo. “Volevo far destare con un sorriso l’Italia!”, ha aggiunto lei. Il premier Paolo Gentiloni, di buon mattino, applaude: “Grandissima Sofia”. Fuori le altre tre italiane in gara: Nadia Fanchini, Federica Brignone e Nicol Delago. Eccellente l’azione della bergamasca, in particolare nella parte centrale e finale della pista. Una sciata scorrevole, redditizia frutto di un lungo studio del tracciato che presentava alcuni punti chiave dopo qualche salto e dove era fondamentale essere reattivi e ricordarsi la dislocazione delle porte.

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Scesa col pettorale numero 5, la Goggia ha atteso la discesa dell’amica-rivale, la statunitense Lindsey Vonn pero’ non cosi’ perfetta come in altre occasioni e al traguardo ha accusato un ritardo di ben 47 centesimi. A conquistare l’argento a soli nove centesimi dall’azzurra, la norvegese Ragnhild Mowinckel, piccola sorpresa di questa Olimpiade al secondo argento dopo quello in gigante. “Sono contentissima della discesa, sono stata molto concentrata sulle cose che dovevo fare per ottenere la mia sciata perfetta e cosi’ e’ stato”, ha aggiunto ancora l’atleta. “Ho usato la tattica in alcuni punti, spinto le curve che dovevo spingere, ho vinto l’oro, non ci credo ancora! Ho baciato la neve ma avevo i giornalisti dietro, ero rivolta verso la pista noncurante che i fotografi fossero tutti dietro; hanno visto solo un ‘ippopotamino’!!”. Ed e’ un fiume in piena: “Mi sento estremamente fortunata, ho realizzato il sogno che avevo sin da quando ero piccola. Ho al collo questo oro ma sono sempre io: chi mi ama mi ama lo stesso, chi mi vuole supportare mi supporta lo stesso. Sono sempre Sofia. L’oro che mi metto al collo stasera me lo merito, pero’ il valore e’ che sono sempre la stessa”. Gli ori azzurri alle Olimpiadi sono stati, dopo quello di Colo’, quelli di Gustav Thoeni in gigante nel 1972 a Sapporo, di Pierino Gros in slalom nel 1976 a Innsbruck, di Paoletta Magoni in slalom nel 1984 a Sarajevo, di Alberto Tomba in slalom e gigante a Calgary nel 1988, ancora di Tomba in gigante nel 1992 ad Albertville, di Deborah Compagnoni in supergigante ad Albertville, di Josef Polig in combinata ad Albertville, e a ancora di Compagnoni in gigante a Lillehammer nel 1994 e a Nagano nel 1998.

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LO SHOW OLIMPICO DI SOFIA GOGGIA

Si e’ tenuta un tappo di bottiglia come portafortuna, dopo aver vinto qui in Corea in Coppa del mondo. Lo ha infilato nella sacca per andare incontro all’appuntamento con la storia e chiudere un cerchio magico creatosi sulla neve di PyeongChang. Lo show olimpico di Sofia Goggia e’ nel suo stile: battute, risate e la voglia di mostrarsi sempre per quello che e’. “Di solito sono una pasticciona, ma stavolta sono stata una samurai” dice mentre si infila nel frullatore dell’oro olimpico. Ma non ditele ora che e’ una star, anche se ha battuto ai Giochi la numero uno, la sua amica e rivale Lindsay Vonn. “Ma il confronto non c’e’, la sua carriera si commenta da se’ con quello che ha vinto: io sono piccola vicino a lei, che e’ un esempio anche di generosita’. Rara da queste parti”. E’ un fiume in piena, e’ il suo giorno, e’ giusto cosi’ goderselo alla sua maniera: si e’ inchinata per baciare la neve che l’ha portata in cima all’Olimpo, ma dall’elegia il registro passa subito al comico. “Avevo tutti i fotografi alle spalle, hanno potuto immortalare questo ippopotamino…” ride la bergamasca. Poi ripensa alla gara: “Non ho realizzato di essere campionessa olimpica: sapevo di potercela fare, e’ vero, ma nello sci puo’ succedere di tutto. Non e’ stato facile, ho avuto quattro operazioni ma ogni volta mi sono detta che dovevo ripartire. Sai, come la scintilla che non si spegne nel caminetto. Ecco io ho un talento ma nessuno mi ha mai regalato niente, mi sono sudata tutto, con gli artigli e con i denti”. Racconta gli aneddoti della sua vita di sportiva, il legame con le altre sciatrici, non solo la Vonn. Di quando con il ginocchio rotto la svizzera Dominique Gisin le ha ceduto la sua business in aereo per farla viaggiare comoda. “Lei ha vinto l’oro a Sochi e mi ha passato il testimone qui”.

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Corsi e ricorsi, fatti di gioie e non poche sofferenze. Ma Sofia e’ istrionica, racconta che anche qui non ha tradito il suo vizio in partenza (“Certo che ho sputato, a destra”), dice di aver messo gli sci di Peter Fill, e festeggia il terzo oro azzurro al femminile: “Il mondo va verso le femmine, fatevene una ragione” sorride mimando il gesto che faceva Luca Toni all’orecchio quando segnava. Per arrivare cosi’ in alto ha costruito nei dettagli la sua discesa: “Mi sono concentrata al massimo, volevo la gara perfetta e stavolta e’ stata cosi’. Mi sento estremamente fortunata, realizzo il sogno di quando ero bambina. Ho vinto l’oro olimpico, e’ stata la discesa della maturita’. Non saro’ una sciatrice con la classe, quando scendo mi sento come se suonassero chitarre elettriche. Ma mi fido delle mie gambe e quello di cui sono felice e’ che resto sempre io. So che avrei avuto intorno chi mi ama anche se non avessi vinto niente, e questa e’ la mia medaglia”. Il voto che si mette in pagella e’ scontato, senza goggiate e con l’oro che vale di piu’ e’ “dieci, se non me lo do oggi quando?”. Con i 150 mila euro del premio ancora non sa cosa fare, “ma un occhio a immobiliare.it lo butto, comunque un regalino me lo faccio anche se la realta’ e’ che ho tutto”. E ora anche il titolo che l’Italia aspettava da sempre: e lei si tiene stretto il suo amuleto, quel tappo avuto in dono un anno fa proprio qui a PyeongChang dove ha fatto doppietta in coppa. “Doveva essere uno champagne, era un lambrusco: me lo ha dato la moglie dell’ambasciatore con la promessa di ridarglielo vincendo ai Giochi”. Lo tiene stretto il suo amuleto, come l’oro che ora scende sul collo. Tra occhi lucidi e grandi emozioni: “Ci sono io, ho lottato e sono qui. E questo oro e’ per sempre”.

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