Chiusura punti nascita, monta la rivolta in Sicilia. Ecco la sanità della Lorenzin

Chiusura punti nascita, monta la rivolta in Sicilia. Ecco la sanità della Lorenzin
3 gennaio 2016

C’erano i sindaci del comprensorio e alcune mamme in attesa del parto. Si sono ritrovati oggi davanti all’ospedale “Madonna dell’Alto” di Petralia Sottana per protestare contro la chiusura del punto nascite. La decisione del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, motivata dal numero di parti inferiore ai livelli di sicurezza, viene duramente contestata: “La chiusura della struttura di Petralia – ha detto il sindaco Santo Inguaggiato – priverà le Madonie di un presidio sanitario indispensabile: il punto nascite più vicino è distante circa 70 chilometri. Nel periodo invernale la neve creerà problemi seri ai collegamenti. Non ci saranno più le condizioni di sicurezza necessarie per la vita delle mamme e dei neonati”. A Petralia Sottana sono intervenuti anche i sindaci di Petralia Soprana e di Gangi. Proteste vengono annunciate anche a Santo Stefano Quisquina (Agrigento) e a Mussomeli (Caltanissetta), dove i punti nascita sono stati tagliati.

“Il comportamento del Ministro e del ministero alla Salute sono a dir poco bizzarri e schizofrenici: mentre leggiamo sulla stampa nazionale di puerpere e neonati morti, infatti, il ministro invia ispettori al nord ed in Sicilia chiude diversi punti nascita. Comportamenti bizzarri e singolari così come il fatto che le deroghe e le chiusure siano state disposte l’ultimo giorno dell’anno a poche ore dalla mezzanotte”. Commenta così il vice presidente del Gruppo parlamentare PD all’Ars, Giovanni Panepinto, il provvedimento di chiusura dei punti nascita in Sicilia. “A Licata è arrivata la proroga, ma la notte stessa, poche ore dopo il reparto è stato chiuso. Sono stati chiusi definitivamente – spiega il parlamentare regionale – due punti nascita collocati nelle zone più difficili dal punto di vista viario come quello di Petralia e quello di Santo Stefano di Quisquina, punti nascita situati in zone prive di collegamento viario efficiente, al centro di una rete di strade franate o che, a partire dai prossimi giorni e per mesi, saranno soggette a neve e ghiaccio”. “Fermo restando la necessità di garantire la sicurezza di puerpere e neonati dando ai reparti personale e attrezzature mediche – prosegue – non possiamo dimenticare quanto sia essenziale creare condizioni di sicurezza anche per raggiungere un ospedale. Probabilmente a Licata già lunedì il direttore generale dell’Asp di Agrigento adotterà provvedimenti per assolvere alle prescrizioni molte rigide della proroga”. Per l’esponente Democratico a questo punto “credo che sia fondamentale un urgente confronto di tutti i parlamentari nazionali siciliani con il Ministro Lorenzin, in raccordo con l’assessore Gucciardi”.

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Anche per la a presidente del commissione Territorio e Ambiente all’Assemblea regionale siciliana, Mariella Maggio, “non convincono le riflessioni del ministro che portano alla decisione della chiusura del punto nascita di Petralia, anche perché per la struttura di riferimento, che rientra nella norma dal punto di vista tecnico, è previsto anche il potenziamento del personale necessario”.

Anche il sindacato scende in campo. Secondo la Cgil Palermo, “la scelta del ministro Lorenzin è inconcepibile perché mette in discussione il Piano strategico per le aree interne già consegnato a novembre al ministero della Coesione e di fatto operativo, che prevede un investimento di 25 milioni a beneficio dei 27 comuni delle Madonie, puntando su mobilità, infrastrutture e assistenza socio sanitaria”. Il punto nascita dell’ospedale di Petralia (Palermo), è un centro strategico di assistenza socio sanitaria per i 27mila cittadini dei comuni delle alte e basse Madonie.

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