L’edilizia pubblica non basta, solo un terzo ne usufruisce. Gli anziani i più disagiati

L’edilizia pubblica non basta, solo un terzo ne usufruisce. Gli anziani i più disagiati
1 febbraio 2016

di Laura Della Pasqua L’edilizia pubblica italiana non basta a soddisfare le richieste delle famiglie in condizione di disagio. Appena un terzo, pari a 700mila, riesce a usufruirne. Da un’indagine realizzata nella seconda metà del 2015 da Nomisma con la collaborazione di Federcasa che ha coinvolto un gruppo di Aziende per la Casa distribuite su tutto il territorio nazionale, emerge che sono 1,7 milioni i nuclei familiari in affitto che vivono in condizioni di disagio abitativo. Nella maggior parte dei casi devono far fronte ad un canone di locazione superiore al 30% del reddito e il rischio è un’alta morosità e la marginalizzazione sociale. Si tratta perlopiù, rileva l’indagine, di cittadini italiani (circa il 65%), distribuiti sul territorio nazionale in maniera più omogenea rispetto a quanto le recenti manifestazioni spingerebbero a far pensare. Gli analisti spiegano che il fenomeno è più accentuato nei grandi centri ma interessa anche capoluoghi di medie dimensioni e centri minori. Non ci sono zone franche.

L’edilizia residenziale pubblica si mostra insufficiente ad affrontare la situazione al punto che è salvaguardato solo un terzo di quelli che versano in una situazione problematica. Rispetto al totale degli alloggi gestiti in locazione (circa 758 mila), nel 2013 risulta regolarmente assegnato l’86% degli alloggi su tutto il territorio nazionale (circa 652mila alloggi), mentre la restante quota del 14% risulta non assegnata o perché sfitta o perché occupata abusivamente. La tipologia più ricorrente è rappresentata da persone sole o nuclei di due componenti. L’età è tendenzialmente alta (il 28,3% supera i 75 anni, il 19,6% è compreso tra 65 e 75 anni) e ha un reddito molto basso (il 44,4% guadagna in un anno meno di 10.000 euro). I tempi di permanenza negli alloggi popolari sono abbastanza alti: il 49% vive lì da oltre 20 anni, il 28% da oltre 30 anni. Restano escluse dalle case popolari soprattutto i nuclei stranieri (37,3%), i nuclei pluri-componente (la percentuale arriva al 34,5% se si considerano le famiglie composte da 3-4 persone), i nuclei non anziani (con percentuali del 31,6% se si considerano le persone di età compresa tra 35 e 45 anni). “A fronte della vastità del problema, le risposte pubbliche -evidenziano gli analisti di Nomisma e Federcasa- sono state fino qui complessivamente inadeguate”.

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