Il Pd si vuole rifare una banca. In Toscana. E Renzi benedice

Il Pd si vuole rifare una banca. In Toscana. E Renzi benedice
14 febbraio 2016

di Filippo Caleri

Il vizietto è sempre lo stesso. Alla sinistra italiana piace la banca. E ogni occasione è buona per farsene una. Così dopo la madre di tutti i tentativi, quella di Piero Fassino segretario dei Ds che con la Unipol tentò di comprare la Bnl all’epoca della scalate dei furbetti, ora il nuovo passo è meno pretenzioso e concentrato nella rossa Toscana, beatificata dal renzismo rampante. La palla per portare a compimento il disegno è stata alzata proprio da Renzi che, nella serata di mercoledì scorso, ha approvato con i suoi ministri la riforma del Credito Cooperativo. Nelle maglie del provvedimento però c’è il grimaldello che pone le premesse per creare una nuova banca, questa volta non più cooperativa e dunque regolata da precise norme come quella del voto capitario, ma una Spa slegata dal controllo dei piccoli soci e al servizio del Pd renziano. La norma in questione prevede che se una Banca di Credito Cooperativo supera il limite dei 200 milioni di riserve può evitare di confluire nella holding unica che rappresenterebbe, una volta costituita, il centro dell’intero sistema della cooperazione bancaria. Una regola che riconosce una massa critica finanziaria sufficiente a consentire alla banca di sostenersi da sola sul mercato, a patto di trasformarsi in società per azioni. Fin qui la cronaca. Ieri però il gioco si è rivelato nella sua interezza. “Valutiamo tutte le ipotesi previste, dall’adesione al gruppo alla trasformazione, tutto ciò che sarà possibile fare”ha dichiarato Francesco Bosio, direttore generale della Banca di Cambiano. L’istituto toscano è guarda caso una delle Bcc che supera i 200 milioni di euro di riserve. Non solo. Bosio è anche presidente di Cabel, gruppo finanziario con sede a Empoli al quale in Toscana fanno riferimento alcune delle banche di credito cooperativo che non fanno parte della Federazione regionale, come appunto la Banca di Cambiano, la Bcc di Pisa e Fornacette e quella di Castagneto Carducci. Tutte le banche del gruppo Cabel, secondo fonti finanziarie, sarebbero interessate a non aderire al gruppo unico prospettato nel decreto licenziato dal Cdm. “È un decreto complesso – ha osservato Bosio – che necessita di essere valutato attentamente, e quindi faremo le nostre considerazioni sulle basi delle ipotesi che vengono tracciate nel decreto stesso, sulla base della nostra storia, e della nostra situazione aziendale”. Ma dietro questo apparente interesse si celerebbe la volontà di Renzi di accaparrarsi un polmone finanziario locale in grado di foraggiare il suo territorio e bacino elettorale. A deporre a favore di questa tesi la presenza nella poltrona di presidente della banca di Cambiano di un renziano doc come Paolo Regini, empolese, sindaco diessino di Castelfiorentino (Fi)e poi presidente di Publiambiente, la supermunicipalizzata del territorio. Nel maggio del 2011, Regini, ha sposato in seconde nozze Laura Cantini, suo successore in municipio, e poi eletta al Senato in quota Renzi. Entrambi nel 2012 si schierarono a sorpresa col sindaco fiorentino, causando un vero terremoto, in quella che era stata una delle federazioni comuniste più influenti della Toscana. Una vicinanza al premier che fa della coppia un punto di riferimento politico certo per Matteo. Le premesse ci sono tutte per avallare la creazione di un gruppo bancario già vicino al Pd ma che con la riforma si sgancerebbe dalla logica del gruppo e potrebbe diventare banca al servizio della sinistra toscana. E di Renzi.

Leggi anche:
Pensioni, oltre la metà ha un importo mensile sotto i 750 euro
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti