Aggressione alla troupe Rai a Ostia, Spada resta in carcere

Aggressione alla troupe Rai a Ostia, Spada resta in carcere
Roberto Spada
24 novembre 2017

Resta in carcere Roberto Spada, arrestato quasi due settimane fa per aver aggredito a Ostia una troupe della Rai che lo stava intervistando. Il Tribunale del Riesame di Roma ha confermato di fatto l`ordinanza di custodia cautelare e respinto le ragioni prospettate dalla difesa. Spada è detenuto nel penitenziario di massima sicurezza di Tolmezzo, in provincia di Udine. La conferma della detenzione in carcere di Roberto Spada non sembra esser una sorpresa negli uffici giudiziari di piazzale Clodio. La Procura aveva proceduto al fermo di Spada dopo la aggressione ad una troupe della Rai. Il gip riconosciuto valido l’impianto accusatorio del pm Giovanni Musarò che ipotizzava nei confronti dell’indagato non solo il reato di lesioni ma anahce l’aggravante del “metodo mafioso” aveva emesso una ordinanza di custodia cautelare. I giudici della libertà adesso sanciscono che allo stato l’istanza per “almeno la concessione degli arresti domiciliari” non può trovare spazio. Spada ha colpito con una testata il giornalista Daniele Piervincenzi e poi picchiato con un bastone il cameraman che era con lui. Il procuratore aggiunto della Dda, Michele Prestipino e i pm Giovanni Musarò e Ilaria Calò l’altro giorno avevano depositato alcuni documenti, tra cui i verbali dei due cronisti che confermavano il clima di profonda omertà che è diffuso sul litorale romano. Piervincenzi, da parte sua, ha dichiarato di avere paura del clan.

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“Temo ritorsioni nei miei confronti da parte degli ‘Spada’ ed ho paura per la mia incolumità e per quella dei miei familiari”, aggiungendo: “Nessuno è intervenuto per aiutarci. E ho udito il rumore di alcune tapparelle che venivano chiuse”. Secondo chi indaga è un particolare che spiega il clima di omertà, la connivenza per non dire complicità. I magistrati della Dda hanno depositato al Riesame anche il verbale reso da due collaboratori di giustizia: Michael Cardoni e Tamara Ianni. Cardoni ha raccontato delle prepotenze perpetrate da Roberto Spada nei confronti di Maurizio Cirielli costretto a cedere al clan la sua abitazione. “Spada si era impossessato dell’abitazione di Maurizio perché lo stesso (Cirielli) non aveva pagato una partita di droga”. “Cirielli – ha sottolineato poi Cardoni – è stato costretto ad accettare per paura di ritorsioni da parte degli Spada che si era vantato anche in mia presenza delle sue capacità”. Gli elementi depositati, insieme alla condotta emersa dal video dell’aggressione, chiariscono – a parere dei pm – come Spada abbia “ostentato in maniera evidente e provocatoria, una condotta idonea ad esercitare sui soggetti passivi l’ntimidazione propria delle organizzazioni mafiose”, compiendo, tra l’altro, “l’azione in luogo pubblico, davanti a numerosi testimoni” e “rivendicando il diritto di decidere chi poteva stazionare nella zona teatro dei fatti (‘Femus Boxe’, palestra di famiglia)”.

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