Al G7 si discute di Siria, duro il segretario di Stato Usa: “Sanzioni per Mosca”

11 aprile 2017

Trovare una posizione comune sulla Siria, evitando pericolose escalation diplomatiche e militari, è l’obiettivo principale con cui si sono riuniti a Lucca i ministri degli Esteri del G7. Un obiettivo che ha però dovuto fare i conti con la posizione intransigente di Londra: il capo della diplomazia britannica, Boris Johnson, dopo avere annullato la sua visita a Mosca, è arrivato in Italia con l’esplicita intenzione di chiedere nuove sanzioni contro la Russia, principale alleato di Bashar al Assad e accusata domenica dal governo britannico di “responsabilità indiretta” nella strage compiuta con armi chimiche nella provincia di Idlib. “La Russia ha una scelta da fare, restare legata al regime di Assad o lavorare con il resto del mondo per trovare una soluzione politica alla Siria”, ha detto il ministro degli Esteri di Londra, che oggi ha avuto degli incontri bilaterali con Angelino Alfano e Il segretario di Stato, Rex Tillerson (foto con Mogherini). “Discuteremo la possibilità di ulteriori sanzioni contro alcuni militari russi che sono stati coinvolti nel coordinamento degli sforzi militari siriani”, ha aggiunto Johnson, che ha chiesto ai colleghi del G7 di dare un chiaro mandato al segretario di Stato Usa affinché lanci un ultimatum alla Russia.

“Quello che stiamo cercando di fare è dare a Rex Tillerson il mandato più chiaro possibile da noi come Occidente, il Regno Unito e i nostri alleati”. La Russia, secondo Johnson, deve fare una scelta tra “rimanere legata al tossico regime siriano di quel tiranno” di Assad – che secondo voci non confermate, rilanciate dall’opposizione siriana, avrebbe ordinato nuovi attacchi al napalm proprio a partire dalla base colpita dagli Usa – “o collaborare per una soluzione migliore”. Una posizione molto dura, intransigente, quella assunta da Londra, che conferma le tensioni del momento con Mosca. Ma che i colleghi riuniti a Lucca proveranno a smussare già a partire dalla cena di questa sera – sempre più blindata dopo i tafferugli scoppiati durante la manifestazione di oggi degli antagonisti toscani – e durante i lavori ufficiali di domani. L’Italia, da parte sua, è impegnata in una difficile opera di conciliazione: il ministro Alfano sta provando a serrare i ranghi, ha discusso in un bilaterale con Johnson, e farà pressione per un consenso quanto più solido possibile attorno alla necessità di un cessate il fuoco stabile e duraturo.

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E non è un caso che su sua iniziativa avrà luogo oggi, a margine del G7, una riunione straordinaria sulla Siria, allargata ai ministri di Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Giordania e Qatar. Intanto, il titolare della Farnesina ha tentato un’opera di mediazione anche con l’altro grande alleato di Assad, la Repubblica islamica d’Iran, che chiede un’inchiesta indipendente sul presunto uso di armi chimiche in Siria. Alfano ha auspicato che l’Iran eserciti tutta la propria influenza sul regime siriano per evitare nuovi attacchi sui civili, eliminando completamente le armi chimiche e assicurando il cessate il fuoco. Quanto a Tillerson, dopo le dichiarazioni della vigilia, è arrivato piuttosto abbottonato. Domani, a fine lavori si recherà a Mosca, dove proverà a spiegare le ragioni della posizione USA e le priorità della nuova amministrazione di Donald Trump sulla Siria. Ieri mattina, però, durante una celebrazione a Sant’Anna di Stazzema, dove il 12 agosto 1944 una strage nazifascista costò la vita a 560 persone, il segretario di Stato ha mandato un messaggio neppure troppo velato al suo prossimo interlocutore russo. “Faremo tutto il possibile per far rispondere chiunque commetta crimini contro gli innocenti, in qualunque parte del mondo”.

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