Si prova evitare decadenza Minzolini. Il giornalista: “Lascio comunque”

Si prova evitare decadenza Minzolini. Il giornalista: “Lascio comunque”
15 marzo 2017

“Qualunque sia l’esito del voto io mi dimetto. Il destino del rapporto tra me e il Senato è già segnato”. Augusto Minzolini lo ribadisce alla vigilia del voto sulla sua decadenza che si terrà alle 9.30 a palazzo Madama. Una premessa che ribadirà ancora domani nell’incipit del suo intervento di fronte ai colleghi. La sua speranza è che, sgomberato il campo dal tema del “rimanere incollati alla poltrona” i senatori si sentano più liberi di votare secondo coscienza. Il presidente Pietro Grasso, infatti, ha risposto no alla richiesta di voto segreto avanzata dal capogruppo di Fi, Paolo Romani.

I numeri, sulla carta, giocano quindi a suo sfavore. Mettendo insieme i voti di Forza Italia, Lega, Gal, Dit, Ala e Ncd si arriva a soltanto a quota 120. Ma nel gruppo azzurro non si danno tutte le speranze per perse. Oltre a ipotesi di rinvio, attraverso la presentazione di ordini del giorno, si guarda soprattuto al campo Pd. La linea dem – viene spiegato – è quella di lasciare libertà di voto “come sempre accaduto in questi casi”, anche se – viene fatto notare – la decisione assunta dalla Giunta viene considerata “fondata”, tanto che in quell’occasione gli esponenti Pd votarono a favore della decadenza. La senatrice del M5s, Paola Taverna, ci vede sotto già l’inciucio, visto che Forza Italia ha deciso di non partecipare al voto sulla sfiducia al ministro dello Sport, Luca Lotti. “Cosa vi siete scambiati: il voto su Minzolini?”, ipotizza nel suo intervento in aula. “Non sarebbe la prima volta che Pd e Fi si scambiano favori”, rincara la dose Luigi Di Maio. “La questione – è la versione del diretto interessato – è di principio e io vorrei che i colleghi in coscienza rispondessero a questa domanda: si può essere giudicati da un magistrato che per anni ha fatto politica in una fazione all’opposto di quella del giudicato?”. Il riferimento è a Giannicola Sinisi, tra i componenti della Corte che gli hanno inflitto due anni e mezzo per peculato e che ha un passato in politica come senatore e sottosegretario nei governi dell’Ulivo.

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