Berlusconi tifa Musumeci, Alfano punta al centro. Allarme in Fi

Berlusconi tifa Musumeci, Alfano punta al centro. Allarme in Fi
6 agosto 2017

Sempre piu’ complicata la partita sulla Sicilia, con Ap considerata possibile ago della bilancia. Da una parte c’e’ il pressing di FI che ai centristi offre, in vista delle Politiche, la possibilita’ di apparentarsi al Senato nelle regioni in cui si governa insieme e punta a tenere sull’isola il centrodestra unito. Dall’altra il pressing del Pd che va oltre: ragionamento comune sul candidato e alleanza su tutto il territorio nazionale. Ma a pesare sul ‘risiko’ delle elezioni del 5 novembre c’e’ soprattutto il veto di Fratelli d’Italia disposta a concedere ad Ap solo la possibilita’ di una lista civica a supporto, non quindi legittimita’ politica. Veto che l’azzurro Micciche’ ha cercato di aggirare, chiudendo i ponti con Musumeci, ed aprendo ad una candidatura forzista (Prestigiacomo o Catanoso). E Alternativa popolare? Divisa tra chi vuole l’uno o l’altro fronte. Alfano pero’ – riferiscono fonti parlamentari – ha deciso di prendere in mano la partita. E di ‘rigiocarla’ al centro. Con un proprio candidato sul quale chi vuole vincere – questa la strategia che Alternativa popolare ha intenzione di rilanciare la prossima settimana – potra’ convergere. La convinzione dei vertici di Alternativa popolare e’ che nella sfida del 5 novembre si puo’ prevalere solo puntando su qualcuno al di fuori delle ale estreme. Ovvero non puo’ essere un profilo di destra, come quello di Musumeci (anche per le condizioni poste da Fdi), ne’ uno di sinistra a poter battere i Cinque stelle. Il nome resta nel cassetto. Ma potrebbe essere quello di D’Alia, figura apprezzata dai vertici locali dem e dallo stesso Renzi, oppure di un candidato civico che andrebbe bene ad entrambi i partiti. Il partito del Nazareno, con Guerini e Delrio soprattutto, si sta muovendo per riformare il ‘modello Palermo’.

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Trattative in corso anche per convincere Crocetta a fare un passo indietro e per trovare un punto d’accordo anche con Orlando. La prossima settimana ci sara’ un incontro dei parlamentari siciliani di Ap per tirare le somme. La vicenda non e’ chiusa ma Alfano intende, secondo quanto ha spiegato ai suoi, ribadire che bisogna puntare al sistema delle coalizioni. Dunque chi e’ piu’ interessato a vincere, nella sfida contro i Cinque stelle, faccia un passo avanti. Ap considera valido il canale con Micciche’, molti dirigenti centristi puntano all’accordo con il centrodestra, ma il coordinatore azzurro rischia di restare isolato, sottolinea per esempio un esponente centrista. Del resto Fdi non rimuove il ‘veto’ su Alfano. Musumeci ha fatto si’ che i toni siano piu’ bassi (“Serve – ha ribadito – una alleanza larga sul patto civico, un’alleanza che possa realizzarsi nel reciproco rispetto delle diverse identita’”) ma la Meloni non e’ disposta ad andare oltre all’eventualita’ di ripetere quanto gia’ avvenuto in Lombardia e Liguria. Nessun patto a livello nazionale e nessuna possibilita’ che il ministro degli Esteri faccia campagna elettorale. Paletti ritenuti irricevibili da Ap e dallo stesso Micciche’. Ma anche considerati sbagliati da Berlusconi che teme il ripetersi di quanto accaduto nell’isola 5 anni fa e solo l’anno scorso con le elezioni di Roma. Per questo motivo i ‘big’ di FI sull’isola oggi sono scesi in campo. Prestigiacomo auspica che finisca la fase degli aut aut. “Solo uniti si vince, riconsegnare la Sicilia alla sinistra sarebbe una tragedia”, dice il senatore Scoma e anche Schifani ribadisce la necessita’ di trovare una soluzione per evitare frazionamenti.

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Un fuoco di fila che segnala l’allarme nel partito azzurro per le trattative in corso tra Ap e Pd. “Cosi’ – e’ il timore degli azzurri – rischiamo di perdere, Musumeci dovrebbe aggregare e non dividere”. Il problema poi non e’ solo legato alle vicende siciliane. Gli effetti di un accordo tra Alternativa popolare e i dem si farebbero sentire anche sulla legge elettorale. Ap ha i numeri a palazzo Madama per essere determinante ma, nel caso di un’intesa con il Pd, potrebbe – potrebbe entrare al Senato non con la soglia dell’8% e alla Camera accettare la sfida del 3%. Quindi teoricamente non avrebbe ragione di far parte del fronte di chi punta a rivedere le regole del gioco. FI, questo l’allarme di molti big azzurri, resterebbe quindi con il cerino in mano e sarebbe portata a fare una lista unica con la Lega, visto l’attuale premio alla lista a chi supera il 40% alle elezioni. Ma il tentativo e’ quello di non ripetere le esperienze di cinque anni fa sull’isola e soprattutto il ‘caso Roma’ con le divisioni tra Meloni e Salvini da una parte e Berlusconi con Bertolaso e poi Marchini dall’altra. Berlusconi insomma punta sempre su Musumeci ma il no di Salvini e Meloni su Alfano, anche ad un’intesa solo a livello locale, creano malessere nel partito azzurro che punta a far si’ che il centrodestra conquisti la Sicilia proprio per rilanciarsi a livello nazionale.

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