Alzheimer, la Pfizer abbandona la ricerca. Ma non mancano novità

Alzheimer, la Pfizer abbandona la ricerca. Ma non mancano novità
12 gennaio 2018

L’industria farmaceutica Pfizer abbandona gli studi sull’Alzheimer. Questo rende ancora piu’ importante la prevenzione contro questa malattia che finora non ha trovato una possibile cura. Molte novita’ scientifiche per la lotta all’Alzheimer sono state realizzate nel 2017, tutte indirizzate alla prevenzione di questa malattia che colpisce oggi 47 milioni di persone, che diventeranno 135 milioni nel 2050. In Italia ci sono 1,2 milioni di dementi dei quali 800mila sono Alzheimer. Sulle malattie collegate all’invecchiamento del cervello, come Demenze e Alzheimer, che sono in rapido aumento in tutto il mondo, nel 2017 sono state annunciate delle novita’ scientifiche e pubblicati nuovi studi programmati gia’ nel nuovo anno per anticipare la malattia con la prevenzione. Uno studio e’ stato realizzato al Consiglio Nazionale delle Ricerche, sul protocollo Train the Brain, per tenere allenato il cervello e contrastare l’invecchiamento e le patologie, ideato dal Prof. Lamberto Maffei, che ha dato risultati positivi nell’80% dei soggetti trattati, individuati tra le persone a rischio, non ancora cadute nella malattia. Il protocollo Train the Brain, attivo presso l’Istituto di Neuroscienze del CNR a Pisa, viene applicato dalla Fondazione IGEA Onlus (www.fondazioneiega.it) in collaborazione con il Dipartimento di Neurologia dell’Universita’ Sapienza di Roma al fine di renderlo disponibile per tutte le persone che possono averne bisogno. Un secondo studio, della Commissione “Lancet” per le Demenze, ha individuato i fattori di rischio della malattia da evitare per proteggersi. Inoltre e’ partito il progetto Interceptor del Ministero della Salute per la diagnosi precoce a iniziare dai 50 anni, ed e’ stato annunciato negli USA il progetto POINTER per contrastare e prevenire la malattia.

Lo studio Train the Brain (la Palestra della Mente) e’ stato pubblicato da Scientific Reports del gruppo “Nature” nel gennaio 2017, successivamente, a luglio 2017, e’ stato pubblicato lo studio di “Lancet”. Entrambi gli studi, non farmacologici, hanno dimostrato che svolgere, a qualsiasi eta’, esercizi per mantenere la mente attiva, fare regolare attivita’ fisica e tenere corretti stili di vita costituiscono importanti fattori di protezione contro la demenza di Alzheimer. I due studi sostengono la necessita’ della prevenzione su questa insidiosa patologia, che e’ silente, inizialmente priva di sintomi. La malattia lavora lentamente per 15 – 20 anni distruggendo progressivamente i neuroni, il cervello compensa con i neuroni superstiti la mancanza di quelli colpiti, per questo non ci sono segnali ma la malattia prosegue al buio fino a quando il corredo neuronale e’ devastato e allora appaiono i sintomi quando non c’e’ piu’ possibilita’ di difesa. Il progetto Interceptor del Ministero della Salute, realizzato con l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) e con il Policlinico Gemelli, e’ invece mirato alla diagnosi precoce e vuole intercettare le persone a rischio di cadere nella patologia attraverso uno screening basato su test neuropsicologici e su biomarcatori. Sara’ esaminata una parte della popolazione considerata a rischio, di eta’ compresa tra 50 e 85 anni, per avere una stima di quanti saranno i futuri malati che potranno avere bisogno delle nuove medicine se e quando saranno disponibili.

Nella pubblicazione della Commissione Lancet per le Demenze e’ stato valutato che si puo’ ridurre del 35% il rischio di cadere nella demenza adottando, a qualsiasi eta’, corretti stili di vita in grado di contrastare i fattori di rischio, che Lancet individua in nove categorie. Tra queste ci sono proprio l’inattivita’ fisica e la scarsa attivita’ mentale. Tra gli altri fattori di rischio elencati da Lancet figurano: un basso livello di istruzione, l’isolamento sociale, l’obesita’, la sedentarieta’, alcune patologie se trascurate come il diabete, l’ipertensione e la depressione. La Commissione Lancet raccomanda di fare interventi di prevenzione, di realizzare diagnosi precoci, di controllare i sintomi e lo stato cognitivo. Gli USA, a Luglio, in occasione della Alzheimer Association International Conference di Londra, hanno annunciato Il progetto POINTER (PrOtect through a lifestyle INTErvention to Reduce risk), che segue la strategia della prevenzione come lo studio Tran the Brain, prevedendo interventi multidimensionali di protezione contro la malattia agendo sugli stili di vita e sulla stimolazione cognitiva nei soggetti non ancora caduti nella patologia conclamata. POINTER prevede un investimento di 20 milioni di dollari per effettuare test e attivita’ di stimolazione cognitiva su 2.500 persone adulte valutate a rischio di declino cognitivo. Il cervello e’ un organo come tutti gli altri, con lo stress puo’ perdere vivacita’ e con il tempo invecchia. Per mantenere attive le capacita’ mentali e contrastare l’invecchiamento e le patologie cerebrali si deve fare esercizio, allenare il cervello, proprio come si fa andando in palestra a fare ginnastica. Con la ginnastica i nostri muscoli restano piu’ funzionali, piu’ tonici e si allontanano le malattie. La stessa cosa accade per il cervello.

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