Doveva rappresentare l’arco di trionfo per l’ingresso della Città metropolitana di Roma nell’economia 4.0, ma ora il centro di smistamento ipertecnologico che Amazon dovrebbe aprire, entro la fine del 2017, a Passo Corese si potrebbe trasformare nell’ennesima forca caudina per la sindaca dell’area metropolitana e di Roma Virginia Raggi, chiamata in causa via social direttamente dall’ex premier Renzi per sciogliere il nodo burocratico che ne minaccerebbe l’apertura. A 30 Km a Nord di Roma, infatti, i 60mila mq di capannone multipiano sarebbero a rischio per l’autorizzazione all’allaccio di un depuratore sul territorio del comune di Fiano Romano, che ricadrebbe nelle competenze della Città metropolitana di Roma, presieduta da Raggi. L’apertura dell’impianto, prevista per i primi di luglio, potrebbe sensibilmente slittare, ma i motivi, a quanto si apprende, sarebbero più tecnici che di volontà politica. Stando a quanto si apprende da fonti nella Città metropolitana, infatti, dalle prime verifiche emergerebbe che l’autorizzazione all’allaccio non sarebbe stata chiesta dalla sola Amazon, ma da un consorzio di imprese. La richiesta, sempre a quanto riporta la fonte, sarebbe all’attenzione degli uffici che stanno lavorando per poter chiudere la cosa nei tempi utili ma sembra necessario un passaggio con l’Avvocatura della Città metropolitana. La pluralità dei soggetti che compongono il consorzio, e non lungaggini burocratiche, sarebbe dunque, responsabile di tempi più lunghi rispetto a quelli previsti in partenza. Il polo logistico collegato all’autostrada A1 da una bretella a doppia corsia di alcuni chilometri sarebbe, così, al palo per la sua stessa struttura, e non per ragioni amministrative. In attesa di una posizione ufficiale della sindaca metropolitana o del M5S, ecco una nuova polemica politica di cui discutere nella capitale.
