Anche Lewis Hamilton nei “Paradise Papers” per un jet di 22 milioni euro

7 novembre 2017

Anche Lewis Hamilton è fra i nomi presenti nelle carte delle società offshore per aggirare il fisco: Secondo l’inchiesta della BBC “Paradise Papers”, il neo campione del mondo di Formula1, in seguito all’acquisto nel 2013 di un Bombardier CL635 Challenger rosso, jet di lusso da 16,5 milioni di sterline, 22 milioni di euro, avrebbe ottenuto un rimborso sull’Iva di 3,3 milioni di sterline attraverso un contratto di leasing stipulato nell’Isola di Man. “Nulla di illecito”, hanno replicato i legali del pilota che sostengono la correttezza dell’operazione perché la formula della locazione, anziché dell’acquisto, permette di ottenere un vantaggio fiscale. In pratica, Hamilton che, grazie alla consulenza della Appleby, lo studio professionale al centro della vicenda, avrebbe trasferito il proprio jet privato dalle Isole Vergini Britanniche a Man, evitando di pagare 5,2 milioni di dollari di Iva. Dunque, si allarga l’inchiesta “Paradise papers” sui paradisi fiscali all’estero, che sta coinvolgendo diversi Vip, tra i quali anche la regina d’Inghilterra. Anche la Apple è invischiata nella vicenda ma la società di Cupertino, pur ammettendo il trasferimento del proprio “baricentro fiscale” a Jersey, piccola isola del Canale della Manica, dove l’imposta sui profitti delle società è zero, ha fatto sapere che siccome i profitti di un’azienda sono tassati in base a dove il valore è creato e la maggior parte del valore dei prodotti Apple viene creata negli Stati Uniti, è lì che la maggior parte dei tributi viene versata. Il frontman degli U2, Bono, invece ha detto di provare “rammarico” perché, dai documenti si evince anche un suo coinvolgimento nella vicenda per un investimento in Lituania nel 2007, uno shopping center che avrebbe evaso 47mila euro di tasse, ma ha commentato positivamente il fatto che la questione sia emersa sulla stampa. Le rivelazioni sui Paradise papers vengono da una gran mole di documenti, circa 13 milioni di file, scovati da un’inchiesta di un Consorzio internazionale di giornalisti investigativi, attraverso decine di media nel mondo tra cui anche alcuni italiani.

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