Ancora chiacchiere sui migranti, Italia all’Osce: “Serve una risposta congiunta”

Ancora chiacchiere sui migranti, Italia all’Osce: “Serve una risposta congiunta”
22 ottobre 2017

Promuovere il rafforzamento della collaborazione tra l’Osce e i Paesi partner del Mediterraneo (Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Israele e Giordania); ribadire la stretta connessione tra la dimensione della sicurezza mediterranea e quella euro-asiatica dell’Osce; valorizzare il ruolo dell’Italia nell’Osce, dando impulso allo sforzo contro le sfide dell’attuale congiuntura internazionale, a cominciare dalla crisi dei migranti e dei rifugiati; confermare che l’impegno italiano per il rafforzamento della dimensione mediterranea dell’Osce proseguirà anche nel 2018, anno in cui l’Italia avrà la presidenza dell’organizzazione. Sono questi gli obiettivi principali della Conferenza Mediterranea dell’Osce che si terrà a Palermo martedì 24 e mercoledì 25 ottobre, dedicata al tema “Large movements of migrants and refugees in the Mediterranean: Challenges and Opportunities”. “Il nostro intento è quello di rafforzare negli Stati membri dell’Osce la consapevolezza che sia necessaria una risposta congiunta all’emergenza migratoria e alle sfide provenienti dal Mediterraneo”, ha spiegato il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, presidente di turno del Gruppo di Contatto Mediterraneo dell’Osce, Angelino Alfano. La Conferenza, che vedrà la partecipazione di oltre 30 delegazioni e del ministro degli Esteri libico Mohamed Taha Siyala in qualità di “invitato della Presidenza” (pur non essendo la Libia un Paese partner dell’organizzazione), vuole essere l’occasione per uno scambio di vedute sul tema delle migrazioni, sulle opportunità che esse generano e sui problemi da affrontare, anche in termini di sicurezza.

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E all’Italia, in particolare, fornirà l’opportunità di ribadire la necessità di una maggiore attenzione da parte dell’Osce alle sfide provenienti da Sud, in particolare ai temi mediterranei: un’esigenza che diventerà una priorità del programma della Presidenza Osce italiana nel 2018. D’altra parte – ricorderà il ministro Alfano durante la Sessione politica di alto livello – dall’area del Mediterraneo provengono gran parte delle nuove “minacce transnazionali” alla sicurezza europea: terrorismo, estremismo religioso, traffico di migranti (alle “Connessioni tra traffico di droga, criminalità organizzata e terrorismo nella regione mediterranea” sarà dedicato un side-event con il procuratore Nicola Gratteri). Di qui, l’esigenza di consolidare i rapporti, già esistenti, con il Sud del Mediterraneo, di elaborare strategie di medio-lungo periodo, di interfacciarsi in maniera stabile con i Paesi da cui partono i migranti. Insomma, di investire “senza paura” nell’Africa, per un ritorno in termini di crescita e sviluppo economico che sarebbe una risposta a “problemi europei”. Un approccio – è il messaggio che Alfano invierà ai Paesi membri dell’Osce, e in particolare a quelli dell’Ue – che “l’intera comunità internazionale” dovrebbe sposare, basando il proprio impegno su due parole chiave, “solidarietà e responsabilità”, le stesse che hanno guidato finora tutte le iniziative italiane per la gestione dei flussi. “Nel Mediterraneo abbiamo visto solo la punta dell’iceberg di un esodo che rischia di essere di proporzioni bibliche”, ha avvertito solo pochi giorni fa il ministro degli Esteri. E che, rispetto al passato, potrebbe recare con sé accresciuti problemi di sicurezza.

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Se – ha avvertito un esperto contattato da askanews – fino a poche settimane fa appariva difficile che foreign fighters utilizzassero flussi migratori per infiltrare delle cellule in Europa, adesso, con il collasso territoriale del gruppo dello Stato islamico in Siria e in Iraq, è in corso una diaspora di combattenti che potrebbe certamente utilizzare anche le rotte aperte del traffico di esseri umani, nel tentativo di raggiungere la sponda Nord del Mare Nostrum dai porosi confini meridionali della Libia. Anche per queste stringenti ragioni di sicurezza, dunque, vi è interesse da parte dei Paesi membri dell’Osce per il dialogo Mediterraneo, che si intende rilanciare e consolidare nel quadro della Presidenza italiana dell’organizzazione, tradizionalmente più attenta alle dinamiche Est-Ovest. E siccome – è il pensiero di Alfano – “non ci possono essere stabilità, sicurezza e pace senza valori condivisi e senza rispetto della cultura del vicino”, “valorizzare il ruolo della cultura” diventa necessario “per sviluppare un’identità mediterranea che sia rispettosa della multiformità delle nostre società, che promuova la diversità e favorisca le condizioni di sicurezza nel Mediterraneo”. Un tema, quest’ultimo, che rappresenta il fulcro del programma “Italia, Culture, Mediterraneo” che il ministero degli Esteri realizzerà nel 2018 nei Paesi dell’area del Medio oriente e del Nord Africa, attraverso la sua rete all’estero, e che sarà presentato lunedì a Palermo alla vigilia della Conferenza dell’Osce. Una scelta non casuale, quella del capoluogo siciliano. “La Sicilia”, ha ricordato Alfano, rappresenta un fondamentale modello di integrazione sociale e di tolleranza religiosa tra popoli diversi e, grazie a questo, può essere il laboratorio dove discutere di un nuovo futuro per le due sponde del Mediterraneo”.

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