Disertore all’ex ambasciatore nordcoreano a Roma: “Amico vieni a Seul”

Disertore all’ex ambasciatore nordcoreano a Roma: “Amico vieni a Seul”
L'ambasciatore nordcoreano in Italia Jo-Song-gil
5 gennaio 2019

“Amico, vieni in Corea del Sud”. Thae Yong Ho, ex vice ambasciatore della Corea del Nord in Gran Bretagna, nel 2016 ha disertato e ha trovato rifugio in Corea del Sud. Ora, con una lettera aperta pubblicata sul proprio blog, si rivolge a Jo Song-gil, reggente dell’ambasciata di Pyongyang a Roma che ha fatto perdere le proprie tracce a novembre. “Non ho modo di contattarti direttamente, quindi ti mando una lunga lettera sul mio blog, che leggi spesso”, dice.

La defezione e la fuga in Corea del Sud, scrive Thae, sono “un obbligo, non una scelta” per i diplomatici nordcoreani che credono nella riunificazione. E Seul rappresenta ”un avamposto” da raggiungere. “Se venissi a Seul, altri nostri colleghi seguirebbero l’esempio e la riunificazione si realizzerebbe da sola”, aggiunge Thae. La Corea del Sud non sarà “il paradiso in terra”, ma è un paese che consente di realizzare progetti e sogni. “I disertori potrebbero non essere ricchi come i sudcoreani”, ammette Thae. “Ma” raggiungere Seul “non è l’unica cosa che io e te, come diplomatici nordcoreani, dovremmo fare per il resto delle nostre vite, per realizzare l’unificazione e consegnare una nazione unita ai nostri figli?”, si chiede. “Ti aspetterò a Seul”.

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L’ex ambasciatore nordcoreano facente funzioni a Roma, scomparso a novembre, proviene da una “prestigiosa famiglia di diplomatici” e ha avuto il padre e il suocero impiegati nel ministero degli Esteri di Pyongyang, afferma Thae che ha sua volta ha disertato nel 2016. Jon Song Gil, secondo quanto hanno riferito i servizi d’intelligence sudcoreani, starebbe cercando asilo con la moglie. Non si capisce se vi siano anche figli coinvolti. Al momento non ci sono conferme ufficiali, salvo il fatto che il diplomatico era stato soggetto a un avvicendamento. Thae ha raccontato in un’intervista che Jo è il figlio di un ex diplomatico e anche il suocero era nel servizio estero nordcoreano, avendo lavorato come ambasciatore in Tailandia negli anni ’90 e come responsabile del protocollo diplomatico per la famiglia “regnante” dei Kim al ministero degli Esteri.

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“Ho lavorato con Jo nello stesso dipartimento al ministero degli Esteri a Pyongyang a lungo, ma non avrei mai immaginato che avrebbe chiesto asilo”, ha detto Thae a Channel A di Seoul. “La notizia mi ha scioccato”. Thae ha anche detto di aver lavorato per il suocero. La moglie di Jo, a suo dire, è laureata alla prestigiosa scuola medica di Pyongyang, quindi i due membri della coppia sono entrambi provenienti dalla fascia più privilegiata dell apopolazione nordcoreana. Thae ha aggiunto che i due hanno un figlio. Ieri il giornale sudcoreano JoongAng Ilbo ha raccontato che Jo si sarebbe messo sotto la protezione italiana con i figli. Ma il NIS, il servizio d’intelligence nazionale, ha parlato solo di lui e la moglie. Jo parla bene francese, italiano e inglese. E’ arrivato a Roma a maggio 2015. E’ diventato ambasciatore facente funzioni nell’ottobre 2017 dopo l’espulsione dell’ambasciatore Mun Jong Nam in seguito al sesto test nucleare nordcoreano.

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