Ancora tensioni M5s-Lega. E su Orban votano divisi a Strasburgo

Ancora tensioni M5s-Lega. E su Orban votano divisi a Strasburgo
Matteo Salvini (sx) e Luigi Di Maio
12 settembre 2018

Oggi al parlamento Ue di Strasburgo la Lega (con Forza Italia) dirà no alle sanzioni contro l’Ungheria di Viktor Orban mentre il M5s voterà a favore “per difendere gli interessi degli italiani”, come il Pd. E’ questo solo uno dei temi, che non sono né pochi né di scarso rilievo, che dividono gli alleati di governo giallo-verdi e che via via stanno venendo a galla. Così come emerge sempre di più una certa insofferenza nel Movimento rispetto alla sovraesposizione mediatica di Matteo Salvini. In questo contesto va visto il duro attacco che lunedì sera, dal Guatemala, Alessandro Di Battista ha lanciato alla Lega sulla questione dei 49 milioni.

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“I primi cento giorni sono stati per noi un master di governo accelerato, adesso qualcosa deve cambiare. Va bene la linea di cercare una composizione nel governo, ma su alcune cose si deve intervenire, non ci possiamo negare il diritto di parola”, riflette un esponente pentastellato del governo. “La Lega restituisca il maltolto, deve restituire fino all’ultimo centesimo”, ha tuonato dunque Di Battista a Otto e mezzo su La7. Parole dure che Salvini ha liquidato come “una cosa interna ai Cinque stelle”, facendo intendere di un contrasto tra “Dibba” e Di Maio.

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Che in realtà non c’è, almeno su questo. L’intervento di Di Battista è casomai l’inizio di una nuova linea dei pentastellati, intenzionati ad avere una doppia voce, come è accaduto anche in campagna elettorale: da una parte c’è Di Maio che mantiene un profilo istituzionale e di governo, dall’altra c’è la necessità di parlare ai propri elettori e di marcare la differenza dal Carroccio, per non correre il rischio di essere fagocitati, per di più su temi sensibili come quello della legalità e della giustizia, dall’alleato.

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E qui entra in campo Di Battista, con la sua capacità di interpretare gli umori della base. “E’ stato giusto dire quelle parole. Poi – riflette un M5s – c’è anche da pensare a una metamorfosi: la Lega ha una classe dirigente più esperta e una struttura territoriale che ci hanno penalizzato, bisogna pensare a un cambiamento per non subire la loro iniziativa”. I prossimi mesi saranno decisivi. Sulla manovra una intesa di massima è stata raggiunta. Ieri, al termine di una riunione al Viminale, la Lega ha ribadito le proprie priorità: diritto alla pensione e lavoro per centinaia di migliaia di persone, pace fiscale e chiusura con Equitalia, flat tax. Da parte sua i Cinque stelle vogliono il reddito di cittadinanza. Tante, troppe, proposte, visti i vincoli di bilancio.

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“Ma l’insieme dell’iniziative va visto nell’arco di 2-3 anni, la manovra sarà solo l’inizio”, spiega l’economista e deputato leghista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera, assicurando che lo spazio per il reddito di cittadinanza ci sarà. In pratica le priorità delle due forze politiche di maggioranza saranno avviate adesso, ma completate in modo graduale. Come chiesto dal ministro dell’Economia Giovanni Tria. Il taglio dell’Irpef, ad esempio, va fatto, ha ribadito stamani, “in modo equilibrato, coerente e graduale” e il reddito di cittadinanza va “disegnato bene”. Oltre alla legge di bilancio, però, sono tante le partite su cui le divergenze politiche devono essere superate, a partire dalla gestione del disastro di Genova e dalla possibile revoca della concessione (a favore i Cinque stelle, quantomeno dubbiosi i leghisti).

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Ci sono poi la questione, più generale, delle infrastrutture, con pareri diversi, ad esempio, sui progetti di Tav e Tap e il tema degli investimenti al Sud. I fondi per il Meridione sono attualmente al 28,8% del totale, il precedente governo aveva stabilito di portarli al 34%, con un incremento di 2-3 miliardi, ma questo confliggerebbe con gli interessi dell’elettorato del Carroccio. Tutti nodi che dovranno essere sciolti e che potrebbero portare a nuove e più consistenti fibrillazioni nella maggioranza, che potrebbero deflagrare sulla Rai, visto che, a ‘Porta a porta’, Matteo Salvini ha annunciato che “conta di vedere e sentire” Silvio Berlusconi, con il quale ci sono le “possibilità di trovare un accordo e non solo sulla Rai che è un’azienda che ha bisogno di correre e di crescere”. askanews

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