Appalti giustizia milanese, indagine va a Brescia. Possibili reati a carico di magistrati

Appalti giustizia milanese, indagine va a Brescia. Possibili reati a carico di magistrati
28 maggio 2018

L’indagine sull’utilizzo dei fondi Expo per la giustizia milanese e’ stata trasferita dalla Procura del capoluogo lombardo a quella di Brescia per valutare possibili ipotesi di reato a carico delle toghe meneghine coinvolte nell’assegnazione del denaro. Spettera’ ai pm bresciani valutare se iscrivere nel registro degli indagati i colleghi milanesi per compiere accertamenti su loro eventuali responsabilita’.

Nel novembre del 2017, l’Anac aveva chiuso la sua indagine ipotizzando colpe sia del Comune di Milano che della magistratura milanese “per un improprio ricorso alle procedure negoziate senza previa pubblicazione del bando di gara” in relazione all’utilizzo di dieci dei quindici milioni di euro arrivati alla giustizia milanese in nome di Expo. Somme utilizzate per lo piu’ per l’informatizzazione della giustizia. In conclusione della sua delibera, l’autorita’ presieduta da Raffaele Cantone aveva annunciato l’invio del report alle Procure di Milano, Brescia e Venezia, quest’ultima competente sui reati del magistrati in servizio a Brescia, dove e’ presidente della Corte d’Appello l’ex giudice milanese Claudio Castelli.

Titolari dell’inchiesta milanese erano il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il pm Paolo Filippini che, dopo avere iscritto una persona nel registro degli indagati (non un magistrato), hanno deciso di trasferire le carte a Brescia. I documenti di Anac chiamavano in cause diverse toghe tra le quali i giudici Claudio Castelli (allora presidente facente funzione dei gip) e la collega Laura Tragni, oltre all’allora Presidente del Tribunale Livia Pomodoro. Sulla vicenda sono in corso da mesi anche gli accertamenti della Corte dei Conti.

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