Appartamento Bertone, Pm: opacità e pessima gestione. Mariella Enoc: cardinale mi disse di non sapere

Appartamento Bertone, Pm: opacità e pessima gestione. Mariella Enoc: cardinale mi disse di non sapere
Il cardinale Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato della Santa Sede
9 ottobre 2017

La vicenda della ristrutturazione dell’appartamento del cardinale Tarcisio Bertone “mette in luce purtroppo una vicenda di sorprendente opacita’, di silenzi e di pessima gestione del denaro pubblico: un quadro opaco che non e’ esaltante, ma per quanto possa essere desolante non e’ un aspetto di questo processo”. Affermazioni inequivocabili quelle del procuratore aggiunto Roberto Zanotti nella sua requisitoria al processo per la distrazione di fondi della Fondazione Bambino Gesù, che si concludera’ sabato prossimo. Il cardinale Tarcisio Bertone “mi disse che non era a conoscenza né era d’accordo con l’operazione” della ristrutturazione del suo appartamento, ha dichiarato la presidente del Bambino Gesù, Mariella Enoc, chiamata oggi a testimoniare nel processo per peculato a carico di Giuseppe Profiti e Massimo Spina, ex manager ed ex tesoriere della fondazione dell’ospedale e relativo ai fondi utilizzati per la ristrutturazione dell`appartamento del porporato. Inizialmente, la presidente del Bambino Gesù, aveva rifiutato di comparire in aula, depositando un memoriale ritenuto però insufficiente dalle difese. Enoc ha spiegato di aver saputo la prima volta della questione della ristrutturazione quando Spina le disse, poco dopo il suo insediamento alla presidenza dell’ospedale avvenuta il 12 febbraio 2015, che “bisogna chiedere alla società inglese di Bandera 200mila euro” che l’imprenditore che aveva realizzato i lavori, il ligure Gianatonio Bandera, aveva promesso di donare in compenso dei lavori fatti. La nuova presidente del Bambino Gesù, però, allora non fa nulla.

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“Ho trovato una lettera in cui il cardinale Bertone si dice d’accordo sull’utilizzo dell’appartamento, ma ho sempre pensato che fossero documenti che non mi riguardavano” poiché si trattava di “corrispondenza privata” tra il porporato e Profiti, peraltro non accompagnata da un capitolato dei lavori, “e io dovevo occuparmi del futuro”. Enoc ha anche confermato, in risposta all’avvocato di Spina, di aver incontrato l’ex tesoriere all’aeroporto, a inizio mandato, il quale le disse che era pronto a dimettersi, le consegnò dei documenti – che Enoc ha detto di non aver letto – e “mi fece capire che era estraneo a quella vicenda e anzi era disponibile a fornirmi ciò di cui avevo bisogno, ma io non andai avanti sulla questione perché non era di mio interesse”, ha detto la presidente che ha spiegato di non ricordare, come sostenuto dalla difesa dell’imputato, se quella sera stessa avesse appuntamento a cena con il cardinale Pietro Parolin. La penultima udienza, prima dell’intervento del pm, era stata dedicata alla audizione della attuale presidente del Bambin Gesu’, Mariella Enoc, la quale ha effettivamente descritto una situazione sconcertante: al suo arrivo all’ospedale del Gianicolo, ad esempio, non c’era stato passaggio di consegne con il predecessore Giuseppe Profiti, oggi imputato nel processo vaticano. Non solo: i documenti della Fondazione, secondo quanto ha detto, “non erano protocollati”. La questione specifica dei 422 mila euro impiegati per la ristrutturazione fu affrontata solo dopo che erano uscite le anticipazioni del libro del giornalista Emiliano Fittipaldi che parlava della cosa.

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Anzi, ha precisato la Enoc, le anticipazioni furono pubblicate il giorno stesso nel quale era fissata la riunione del nuovo CdA per l’approvazione dei bilanci. E questo, secondo la Enoc, motivo’ “un atteggiamento un po’ severo”. La presidente Enoc, alla quale certo non possono essere mossi rilievi per fatti precedenti alla sua entrata in carica, si rese conto solo gradualmente del bubbone costutuito dalla movimentazione di denaro tra Bambin Gesu’, Governatorato e Castelli Re, che, ha confermato, “si era impegnata a restituire 200 mila euro sotto forma di donazione”. “Il dottor Spina – ha detto la Enoc – mi avverti’ di questa vicenda e dell’attesa di riavere quei fondi dall’impresa di costruzioni. E si dissocio’ da tutto offrendomi le dimissioni”. In proposito dalle domande dell’avvocato Ottaviani, difensore di Spina, e’ emerso che quelle dimissioni il suo assistito le aveva offerto il giorno stesso dell’arrivo di Enoc a Roma per insediarsi il 12 febbraio 2015, e la lettera di dimissioni la scrisse su un tovogliolo nel bar dell’aeroporto di Fiumicino dove si erano fermati a prendere un caffe’ subito dopo l’arrivo della nuova presidente. Altrettanto concitati e confusi erano stati i rapporti tra la Enoc e il cardinale Bertone. In ogni caso, secondo quanto emerso dall’interrogatorio, in risposta a una precisa richiesta scritta della Enoc che chiedeva la restituzione della somma spesa per il suo appartamento, o almeno che il cardinale si interessasse affinche’ la restituzione potesse compierla il Governatorato, Bertone prima fece inviare una lettera dal suo avvocato, il professor Michele Gentiloni (fratello del premier), dicendo che non gli competeva di pagare nulla, poi invio’ due assegni, per un totale di 150 mila euro, come atto di liberalità.

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