Appello del Papa per la pace in Asia

15 agosto 2014

Papa Francesco arriva nello scacchiere asiatico con un appello per la pace nella penisola coreana e un messaggio distensivo verso la Cina mentre sale la tensione tra le due Coree, come dimostrano cinque missili che proprio ieri mattina Pyongyang ha lanciato per protesta con le esercitazioni militari congiunte di Seoul e Stati Uniti previste a partire da lunedì. “La ricerca della pace da parte della Corea è una causa che ci sta particolarmente a cuore perché influenza la stabilità dell’intera area e del mondo intero, stanco della guerra”, ha detto Jorge Mario Bergoglio nel corso della cerimonia di benvenuto al palazzo presidenziale “Blue Hose”, ospite della presidente Park Geun-Hye. La Corea ha “sofferto lungamente a causa della mancanza di pace”, ha detto il Papa, esprimendo il proprio apprezzamento per “gli sforzi in favore della riconciliazione e della stabilità nella penisola coreana”, “unica strada sicura per una pace duratura”. La ricerca della pace, ha proseguito Bergoglio rivolto a ministri, autorità civili e ambasciatori, è frutto del “paziente lavoro della diplomazia”, che, “come arte del possibile”, “è basata sulla ferma e perseverante convinzione che la pace può essere raggiunta mediante il dialogo e l’ascolto attento e discreto, piuttosto che attraverso reciproche recriminazioni, critiche inutili e dimostrazioni di forza”. La pace, ha detto ancora il Papa, “non è semplicemente assenza di guerra, ma opera della giustizia” e la giustizia “fa appello alla tenacia della pazienza; essa non ci chiede di dimenticare le ingiustizie del passato, ma di superarle attraverso il perdono, la tolleranza e la cooperazione”.

“E’ tempo di riconciliazione e di riunire le due Coree: noi siamo fortemente impegnati in questo senso”, ha detto da parte sua la presidente Park Geun-Hye, figlia di Park Chung-hee, presidente coreano arrivato al al potere nel 1961 con un colpo di stato e rimasto in carica fino al suo assassinio nel 1979. “Una sola Corea è l’aspettativa di tutti coloro che amano la pace e spero che dal viaggio venga un contributo”. La questione della riconciliazione tra le due Coree è stata al centro del colloquio riservato tra il Papa e la presidente sudcoreana al quale ha partecipato anche il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Nelle prime ore del giorno, quando il Papa era ancora in volo alla volta di Seoul, la Corea del Nord ha effettuato il lancio di cinque missili di corto raggio in mare dalle sue coste orientali. Il lancio, il diciassettesimo di quest’anno da parte della Corea del nord, avviene prima della esercitazione militare congiunta che, come di consueto, la Corea del sud ha previsto insieme agli Stati Uniti a partire da lunedì prossimo. Martedì scorso Pyongyang ha chiesto a Seoul di cancellare l’evento programmato, l’esercito sudcoreano oggi lo ha conferamto. “Papa Francesco – ha scritto l’agenzia cinese Xinhua – è arrivato in Corea del Sud attorno alle 10.30 giovedì (le 3.30 di notte in Italia, ndr.), ma la traiettoria dei proiettili della Repubblica Democratica Popolare di Corea era molto lontana dalla rotta dell’aeroplano del Papa”. Si tratta dell’unica menzione, sinora, del primo viaggio in Asia da parte di Papa Francesco.

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Benedetto XVI non ha mai visitato l’Asia. Giovanni Paolo II era stato varie volte in Asia e due volte nella sola Corea, ma Pechino ha permesso a Jorge Mario Bergoglio di fare, stanotte, ciò che a Wojtyla fu negato, ossia sorvolare, la prima volta per un romano Pontefice romano, il suolo della Cina, paese con il quale la Santa Sede ha interrotto i rapporti diplomatici dall’epoca di Mao Tse-tung (1951). “Entrando nello spazio aereo cinese, porgo i miei migliori auguri a sua eccellenza e a tutti i suoi concittadini e invoco la benedizione divina di pace e benessere sulla Nazione”, ha scritto il Papa – come è consuetudine per ogni paese sorvolato – al presidente Xi Jinping in un messaggio sinora senza risposta, almeno ufficiale. Tra molte prudenze reciproche e non pochi passi indietro, nel corso degli anni ci sono stati contatti tra Roma e Pechino. Asianews, agenzia delle Pontificie missioni estere, ha scritto oggi che il governo cinese ha proibito a circa 80 giovani di partecipare alla Giornata asiatica della Gioventù in corso nella città coreana di Daejeon, dove domani si recherà il Papa, ed ha deciso di richiamare alcuni sacerdoti cinesi residenti in Corea prima dell’arrivo di Bergoglio nella penisola.

Il Papa ha iniziato la sua giornata coreana con una prima cerimonia di accoglienza all’aeroporto, alla presenza, non prevista, della presidente Park. Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha reso noto che i parenti delle 300 vittime del naufragio del traghetto Sewol, avvenuto lo scorso aprile, hanno potuto incontrare questa mattina Papa Francesco all’aeroporto. Chiedono al governo un’inchiesta autonoma per accertare le responsabilità della tragedia costata la vita a 293 persone. Bergoglio è poi andato nella sede della nunziatura di Seoul, dove pernotterà i cinque giorni della sua visita, per dire messa in privato. Il Papa ha scelto, anche per questo viaggio, di muoversi con una utilitaria, una piccola Soul nera della marca coreana Kia. Il Pontefice si è poi recato al palazzo presidenziale per la reception ufficiale. Infine i primi due discorsi pubblici, alla presidente e alle autorità civili e diplomatiche, nella stessa “Blue House” (in inglese), e, alla sede della conferenza episcopale coreana, ai vescovi del paese (in italiano). Bergoglio ha invitato i pastori ad essere “custodi del gregge”, e, in particolare, “custodi di speranza” e “custodi di memoria”.

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“Possiamo correre il rischio di ridurre il nostro impegno con i bisognosi alla sola dimensione assistenziale, dimenticando la necessità di ognuno di crescere come persona e di poter esprimere con dignità la propria personalità, creatività e cultura”, ha avvertito Bergoglio, che, a braccio, ha parlato dell’importanza di essere Chiesa povera per i poveri, anche in un contesto molto organizzato e ricco. “Cari fratelli – ha detto ancora il Papa – una profetica testimonianza evangelica presenta alcune sfide particolari per la Chiesa in Corea, dal momento che essa vive ed opera nel mezzo di una società prospera ma sempre più secolarizzata e materialistica. In tali circostanze gli operatori pastorali sono tentati di adottare non solo efficaci modelli di gestione, programmazione e organizzazione tratti dal mondo degli affari, ma anche uno stile di vita e una mentalità guidati più da criteri mondani di successo e persino di potere che dai criteri enunciati da Gesù nel Vangelo. Guai a noi se la Croce viene svuotata del suo potere di giudi care la saggezza di questo mondo!”.

Bergoglio, che sabato beatificherà 124 martiri coreani della prima generazione, ha poi esortato i vescovi a custodirne la memoria in maniera “realistica, non idealizzata o trionfalistica”: “Guardare al passato senza ascoltare la chiamata di Dio alla conversione nel presente non ci aiuterà a proseguire il cammino; al contrario frenerà o addirittura arresterà il nostro progresso spirituale”. In aeroporto ad accoglierlo c’erano anche discendenti dei martiri che saranno beatificati. “Nelle riflessioni di papa Francesco, la persecuzione e il martirio – come insegna da sempre la Chiesa – attingono e rimandano perciò al mistero stesso della salvezza promessa da Cristo”, scrive oggi su Avvenire Stefania Falasca, giornalista che conosce Jorge Mario Bergoglio dai tempi di Buenos Aires. “Il suo sguardo sui fatti di persecuzione non si confonde con le interpretazioni in chiave politica dei patimenti sofferti dai cristiani. Se denuncia ogni violazione della libertà religiosa e della dignità umana al tempo stesso annuncia che Cristo ha fatto della persecuzione, e della morte, uno strumento di salvezza. E bisogna ricordare come alcune volte la testimonianza dei martiri tocca anche il cuore dei pagani, o dei persecutori”. Ai vescovi il Papa, a braccio, ha sottolineato anche l`origine laicale della Chiesa coreana, nata non da missionari stranieri ma da intellettuali laici che andarono a scoprire la fede cattolica proprio in Cina, dove era missionario Matteo Ricci, gesuita come Bergoglio. Ne nacque una Chiesa radicalmente non clericale. (TMNews)

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