Aria di ottimismo tra Pd-M5s, buona la prima. Ora la palla a Di Maio-Zingaretti

23 agosto 2019

Voi garantiteci il taglio dei parlamentari. E voi chiudete definitivamente il forno con la Lega. Così è iniziato il primo confronto tra Movimento 5 stelle e Pd per la creazione di un nuovo governo. Alle 2 del pomeriggio, in una sala del gruppo pentastellato alla Camera, si sono seduti al tavolo da una parte il vicesegretario Pd Andrea Orlando e i capigruppo di Camera e Senato Graziano Delrio e Andrea Marcucci e dall’altra i capigruppo pentastellati Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli con i vice Francesco Silvestri e Gianluca Perilli. Per entrambi i fronti, le due questioni sono pregiudiziali per il prosieguo del confronto. E le risposte sono state sostanzialmente positive. Il Pd, chiarisce Orlando, è “disponibile a votare la legge” di riforma che taglia il numero di deputati e senatori che attende il quarto e definitivo voto alla Camera, ma accompagnata “da garanzie costituzionali e da regole sul funzionamento parlamentare”.

Un intervento (che comprende una legge elettorale proporzionale e la modifica dei regolamenti parlamentari) che si può fare in tempi “rapidi”. Anche il M5s rassicura. “Non abbiamo tavoli con la Lega”. Ma quel che dice Di Battista, che ancora oggi strizza l’occhio a Salvini? “Il Movimento ha più voci, non enfatizzate le sue parole”, la spiegazione. I Dem vogliono qualcosa di più, una posizione pubblica, che arriva al termine da D’Uva che assicura: “Non abbiamo ulteriori tavoli in calendario con altre forze politiche”. Un passo avanti, anche se dal Nazareno si chiede ancora qualcosa di più, una ufficializzazione della rottura con il Carroccio anche con il Quirinale, con un impegno diretto di Luigi Di Maio.

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Chiariti questi due punti preliminari, il confronto è proseguito, incrociando i punti programmatici fondamentali che erano stati presentati ieri da Di Maio (10) e Zingaretti (5). E sulla possibilità di trovare, su questi, una intesa entrambe le parti mostrando grande ottimismo. “Abbiamo analizzato i 15 punti, c’è ampia convergenza sui temi ambientali e sociali e c’è un impegno serio sulla manovra di bilancio. C’è una certa sintonia su molti temi e sulla legge di bilancio c’è un lavoro molto serio che va fatto”, assicura Delrio. “Guardando i punti del programma che hanno presentato loro e che abbiamo presentato noi mi sembra di poter dire che non ci siano problemi di sorta”, si sbilancia D’Uva. Da domenica pomeriggio i Dem saranno al lavoro con sei tavoli tematici “per il programma del governo di svolta”, da cui emergeranno le proposte che andranno poi discusse in un nuovo incontro. I punti principali sono due: il dettaglio di come intervenire sulla riforma costituzionale e l’impostazione della manovra economica di autunno.

Se sul programma, da entrambe le parti, si mostra grande fiducia, ancora tutta da definire è la questione dei nomi. Il Pd, anche stamani, tramite i suoi sherpa ha recapitato le sue condizioni. Per dar vita a un “governo forte” i Dem chiedono “nomi nuovi” e “profili alti”. Ma questo è uno dei nodi (forse il principale) che dovranno sciogliere Di Maio e Zingaretti in un vertice che si terrà prima di martedì, quando i partiti dovranno tornare da Sergio Mattarella con un ‘pacchetto’ pronto. Per il Pd i due dovrebbero vedersi già nel week end, fonti pentastellati lo smentiscono e i contatti sono ancora in corso. La questione del possibile nuovo premier, secondo i partecipanti alla riunione, non è stata affrontata oggi, ma l’idea comune è che non possa essere una figura politica di primo piano dei due partiti, ma un “profilo terzo” gradito a entrambi. askanews

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