Il comandante: “Attentato in Vaticano? Siamo sempre pronti”

Il comandante: “Attentato in Vaticano? Siamo sempre pronti”
26 agosto 2017

Papa Francesco di nuovo nel mirino dell’Isis. Ma questa volta, le minacce arrivano da un nuovo fronte aperto dai jiadisti. È un pezzo del conflitto con l’Isis di cui raramente si parla, eppure è un fronte caldo in questi ultimi mesi. Marawi, nella regione meridionale di Mindanao, è sconvolta da combattimenti da maggio. E proprio da questa città delle Filippine, è arrivato un nuovo video nel quale si lanciano minacce al Papa e si promette di “arrivare a Roma”. Dal Vaticano sembra esserci la consapevolezza di un probabile attacco terroristico. Ne è convinto il comandante delle Guardie Svizzere, secondo il quale, “può essere solo una questione di tempo prima che un attacco (come quello di Barcellona, ndr) avvenga a Roma. Ma noi siamo preparati” a difendere il Papa. C h r i s t o p h Graf (foto), a capo dell’”esercito” vaticano dal 2015, ha sottolineato che le Guardie papali non sono solo un soggetto fotografico per i turisti che si recano in Vaticano. È davvero un Corpo di protezione addestrato nelle tecniche più moderne.

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La Scuola iniziale di reclutamento, ha ricordato Graf, è stata portata da due a quattro mesi ed è svolta in collaborazione con la polizia cantonale ticinese. Uomini pronti a morire per il Santo Pontefice sin da 1506, quando arrivarono a San Pietro i primi Svizzeri su richiesta di Papa Giulio II. Il 22 gennaio 1506 è la data ufficiale della fondazione, il giorno il quale 150 Svizzeri dal Canton Uri entrarono, sotto il Comando del Capitano Kaspar von Silenen, dalla “Porta del Popolo” per la prima volta nel Vaticano e furono benedetti dal papa Giulio II. Ripercorrendo ancora la storia, con la nascita nel 1929 dello Stato Vaticano, le Guardie svizzere divennero la milizia ufficiale del nuovo Stato. Due sono i messaggi di minaccia pubblicati ieri in rete: il primo, su Telegram da un canale legato all’Isis incita i lupi solitari ad attaccare l’Italia; il secondo invece è un video prodotto da al Hayat, casa di produzione media ufficiale del Califfato, in cui vengono fatte minacce dirette a Papa Francesco assieme alla “promessa di arrivare a Roma”. Intanto, nelle Filippine da maggio a oggi si contano 700 vittime.

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