Al Sud aumenta rischio usura per famiglie e imprese

24 agosto 2014

Negli ultimi 2 anni le banche hanno erogato a famiglie e imprese quasi 100 miliardi di euro in meno. Con meno soldi a disposizione e la disoccupazione in aumento, il rischio usura assume dimensioni sempre piu’ preoccupanti al Sud: soprattutto in Campania, Calabria e Abruzzo. A lanciare l’allarme e’ il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi. “A seguito della forte contrazione dei prestiti praticata dalle banche alle famiglie e alle imprese, c’e’ il pericolo che l’usura, soprattutto nel Mezzogiorno, assuma dimensioni preoccupanti”. Afferma. Tra la fine del 2011 e lo stesso periodo del 2013, fa sapere l’Ufficio studi della CGIA, la diminuzione degli impieghi bancari alle famiglie e alle imprese e’ stata di quasi 100 miliardi di euro: precisamente 97,2 miliardi. Se le prime hanno subito una contrazione di 9,6 miliardi (- 1,9%) , le seconde hanno registrato una flessione pari a ben 87,6 miliardi di euro (-8,8%).

“Oltre agli effetti della crisi economica e al calo della domanda di credito – prosegue Bortolussi – questa forte riduzione dell’erogato e’ stata dovuta anche al deciso aumento delle sofferenze bancarie che a giugno di quest’anno ha toccato la cifra record di 168 miliardi. Con le sole denunce effettuate all’Autorita’ giudiziaria – osserva – non e’ possibile dimensionare il fenomeno dell’usura: le segnalazioni, purtroppo, sono ancora molto poche. Per questo abbiamo incrociato i risultati di ben 8 sottoindicatori per cercare di misurare con maggiore fedelta’ questa emergenza. Cio’ che pochi sanno sono le motivazioni per le quali molte persone cadono tra le braccia degli strozzini. Oltre al perdurare della crisi, sono soprattutto le scadenze fiscali a spingere molti piccoli imprenditori nella morsa degli usurai. Per i disoccupati o i lavoratori dipendenti, invece, sono i problemi finanziari che emergono dopo brevi malattie, brutti infortuni o a seguito di appuntamenti familiari importanti, come un matrimonio o un battesimo”. Ritornando alla metodologia di calcolo di questo indice, si evince che nelle aree dove c’e’ piu’ disoccupazione, alti tassi di interesse, maggiore sofferenze, pochi sportelli bancari e tanti protesti, la situazione e’ decisamente a rischio.

Ebbene, rispetto ad un indicatore nazionale medio pari a 100, la situazione piu’ critica si presenta in Campania: l’indice del rischio usura e’ pari a 164,3 (pari al 64,3% in piu’ della media Italia), in Calabria a 146,6 (46,6% in piu’ rispetto alla media nazionale), in Abruzzo si ferma a 144,6 (44,6% in piu’ della media Italia), in Puglia a 139,4 (39,4% in piu’ della media nazionale) e in Sicilia il livello raggiunge quota 136,2 (36,2% in piu’ della media Italia). Mentre la realta’ meno “esposta” a questo fenomeno e’ il Trentino Alto Adige, con un indice del rischio usura pari a 51,8 (48,2 punti in meno della media nazionale). Anche la situazione delle altre 2 regioni del Nordest e’ abbastanza rassicurante: il Friuli Venezia Giulia, con 72,2 punti, e il Veneto, con 73,1 punti, si piazzano rispettivamente al penultimo e terzultimo posto della graduatoria nazionale del rischio usura.

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