Aumentano giovani poveri in Italia

Aumentano giovani poveri in Italia
17 novembre 2017

“Il futuro di molti giovani in Italia non è serenamente proiettato verso l`avvenire. Siamo di fronte ad una sorta di futuro incompiuto, venato da difficoltà e arretratezze”. E’ quanto denuncia il Rapporto 2017 su povertà giovanili ed esclusione sociale in Italia, la cui 16esima edizione, in vista della prima Giornata mondiale dei Poveri del 19 novembre, e intitolata “Futuro Anteriore”, si concentra quest`anno sul tema della povertà giovanile in Italia e in Europa. Ai giovani si prospetta “un ‘futuro anteriore’ appunto, in cui si guarda al futuro ma con lo sguardo rivolto al passato”. Il confronto tra i diversi paesi dell`Unione Europea penalizza fortemente l`Italia”, scrive don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, nell`introduzione del rapporto: “Siamo il terzo paese dell`Unione ad aver incrementato il numero dei giovani in difficoltà, che dal 2010 al 2015 sono passati da poco più di 700 mila a quasi 1 milione. La crisi economica ci lascia un piccolo ‘esercito’ di poveri, superiore per entità a quello della popolazione di un`intera regione italiana”.

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Sulla base di dati pubblici e di fonte Caritas, il rapporto mostra che in Italia anche nel 2016 si registra un lieve incremento dell`incidenza della povertà: in uno stato di grave povertà vivono 4 milioni 742 mila persone. Un dato che se confrontato con quello di dieci anni fa, in termini percentuali, fa registrare un incremento del 165,2 per cento del numero dei poveri. Quattro le categorie più svantaggiate: i giovani (fino ai 34 anni); i disoccupati o i nuclei il cui capofamiglia svolge un lavoro da “operaio e assimilato”; le famiglie con figli minori e i nuclei di stranieri e misti. Sono i giovani e i bambini, però, a pagare il prezzo alto. Secondo il rapporto, “in Italia, un giovane su dieci vive in uno stato di povertà assoluta; nel 2007 si trattava di appena un giovane su 50. In soli dieci anni l`incidenza della povertà tra i giovani (18-34) passa dall`1,9 per cento al 10,4 per cento; diminuisce al contrario tra gli over 65”.

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