Banche, Fondo monetario internazionale incalza l’Italia su sofferenze e piccoli istituti

Banche, Fondo monetario internazionale incalza l’Italia su sofferenze e piccoli istituti
5 ottobre 2016

Troppo poco, troppo lentamente. Gli sforzi messi in campo dal governo italiano per rafforzare il sistema bancario e per ridurre i crediti in sofferenza potrebbero non bastare. A lanciare il segnale e’ il Fondo Monetario Internazionale che, nel suo “Global Financial Stability Report”, presentato a Washington, ha puntato il dito sulla sostanza e sulla tempistica dei provvedimenti gia’ adottati da Roma. E ha chiesto il rapido varo di una analisi della qualita’ degli attivi delle banche piu’ piccole. I rilievi all’Italia fanno parte di un contesto piu’ ampio, che vede, secondo l’istituzione di Washington un terzo del sistema bancario europeo, con attivi per 8.500 miliardi di dollari, restare debole e ‘incapace di generare utili sostenibili’. E uno degli aspetti-chiave di tale debolezza, i crediti in sofferenza, vede le banche italiane in prima linea. Nessuna menzione esplicita nel documento, ma solo in conferenza stampa, alla grave crisi che ha colpito Deutsche Bank, principale banca tedesca, nel gruppo delle ‘big’ dell’Eurozona. “Le autorita’ italiane – si legge nel documento – hanno adottato una strategia a piu’ livelli per rafforzare il sistema bancario italiano. Cio’ include misure mirate a migliorare l’efficienza e la velocita’ delle procedure d’insolvenza giudiziali ed extragiudiziali; una garanzia pubblica sulle tranche senior dei crediti in sofferenza cartolarizzati; i fondi Atlante, sostenuti politicamente dal governo, finanziati e gestiti dal settore rivato; la riforma del trattamento fiscale delle perdite su finanziamenti”. Queste misure, sottolinea il Fmi, potrebbero non bastare.

“Gli sforzi del Governo per facilitare il rafforzamento del credito e acquisire i crediti cattivi, potrebbe non essere sufficiente a ridurli con la quantita’ o velocita’ necessarie per rafforzare il sistema bancario”. La sollecitazione dell’istituzione di Washington a Roma tocca anche un altro fronte: “Le autorita’ dovrebbero prontamente valutare la qualita’ delle attivita’ per le banche piu’ piccole non sogggette alla valutazione del 2014 da parte della Banca Centrale Europea, e monitorare gli ambiziosi obiettivi stabiliti banca per banca per la riduzione a medio termine dei crediti in sofferenza per assicurarsi che vengano raggiunti. Le riforme sull’insolvenza dovrebbero inoltre essere estese sia ai crediti in sofferenza esistenti sia ai nuovi”. I mercati monetari e dei capitali del Fmi si trovano di fronte a un certo numero di sfide. Tra queste ci sono l’alto livello dei crediti in sofferenza e le misure strutturali. Una delle raccomandazioni che abbiamo fatto, anche nel nostro giudizio contenuto nell’articolo IV sull’Italia (il rapporto annuale sul Paese, ndr) e’ che il problema dei crediti in sofferenza (Npl) nelle banche italiane dev’essere affrontato in modo pronto e trasparente”. L’esponente del Fmi ricorda che “abbiamo avuto il risultato della asset quality review per le banche sistemiche supervisionate dal Ssm ed e’ stato utile in termini di incoraggiare il processo di affrontare questo nodo individuando le incertezze sulla qualita’ degli attivi del sistema bancario italiano. Ecco perche’ pensiamo – ha sottolineato Jones – che questo dovrebbe essere esteso anche alle banche piu’ piccole dove ci sono meno informazioni disponibili”.

C’è spazio anche per la crisi della Deutsche Bank – la prima banca tedesca che nelle ultime settimane ha registrato un tracollo in Borsa – ha comunque ricevuto altrettanta attenzione. Deutsche Bank e’ solida o dovra’ essere salvata? La risposta di Peter Dattels, deputy director della stessa divisione Fmi, e’ articolata. “Nel nostro rapporto ci siamo concentrati sullo sforzo di molte banche di adattarsi al nuovo scenario di bassa crescita con bassi tassi d’interesse e ai cambiamenti nel mercato e nello scenario normativo. Abbiamo un terzo delle banche in Europa che stanno lottando per raggiungere una redditivita’ sostenibile. Possiamo dividere tali banche in tre gruppi: le banche con sfide legate all’eredita’ del passato con elevati livelli di crediti in sofferenza; banche che sono state ristrutturate o rilevate dai governi e ricapoitalizzate, ma che stanno ancora lottando per trovare il loro passo; il terzo gruppo e’ quello delle banche d’investimento che sono in transizione allontanandosi da modelli di business datati e che hanno sfruttato pesantemente bilanci su larga scala. Possiamo dire che Deutsche Bank si trovi nel mezzo dell’ultima sfida. Si trova nel terzo gruppo di banche che hanno bisogno di continuare ad adattarsi per convincere gli investitori che il loro modello di business e’ sostenibile per il futuro e che ha affotato i problemi dei rischi operativi che emergono dai contenziosi legali”.

 

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti