Ipotesi nuovo intervento

Ipotesi nuovo intervento
8 giugno 2017

Posizioni variegate tra le maggiori banche italiane di fronte alla prospettiva di una chiamata “di sistema” ad accollarsi pro-quota l’onere aggiuntivo di circa 1,2 miliardi di euro di capitale privato richiesto da Bruxelles e Bce quale presupposto per l’ok alla ricapitalizzazione precauzionale con intervento pubblico delle due banche venete, Veneto Banca e Popolare Vicenza. Ipotesi – a quanto si apprende dopo le indiscrezioni di stampa circa un pressing in tal senso da parte del governo (specialmente sui due big, Intesa Sanpaolo e UniCredit) – che gli istituti stanno iniziando valutare. La situazione è comunque fluida e “molto aperta”. Tiepide ma aperte a valutare l’ipotesi sarebbero le due maggiori, UniCredit e Intesa Sanpaolo, a patto che si tratti di un intervento che coinvolga l’intero sistema e non di un salvataggio soltanto a loro carico, sul modello di quanto fatto in Spagna dal Santander con il Banco Popular. Secondo una delle fonti bancarie interpellate da Askanews la situazione delle venete sarebbe “gravissima”, in quanto il tentativo del governo italiano di ottenere uno ‘sconto’ dall’Europa si sarebbe incagliato. Quanto all’impegno privato ribadito, “intervenire con strumenti previsti è un tema che, se si pone, deve riguardare tutte le banche”, ha affermato la fonte.

“Qualcosa di volontario a livello di sistema sarebbe ragionevole. Si sta valutando. Tutte le banche stanno valutando se sia fattibile un intervento pro-quota. Questo potrebbe aiutare il negoziato del governo”, ha detto una seconda fonte, che ha sottolineato come il sistema stia ragionando sul fatto che l’iniezione aggiuntiva di 1,2 miliardi di euro da privati richiesta dalle Autorità Ue sarebbe comunque decisamente meno gravosa rispetto all’onere di 11 miliardi circa che comporterebbe la strada della risoluzione a carico del Fondo interbancario tutela depositi. Distante, a quanto risulta, la posizione di altre banche come Banco Bpm e Ubi Banca. La prima non sarebbe stata al momento contattata da nessuno e valuterebbe la questione solo nel caso venisse chiamata a farlo, per quanto al momento sia comunque concentrata ad implementare il piano industriale legato alla fusione. La seconda è attualmente impegnata sull’aumento di capitale da 400 milioni di euro in partenza lunedì prossimo e non appare interessata ad essere coinvolta. Del resto, sarebbe in effetti indelicato promuovere presso gli investitori internazionali un aumento di capitale destinato ad altro e poi mettere risorse nel salvataggio delle venete. Il pressing del governo potrebbe però spingere anche gli istituti più riottosi a mutare linea.

Leggi anche:
Il Superbonus è costato 170 miliardi. Upb: pesante eredità su futuro
Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti