Barista ucciso nel Bolognese, killer forse un ex militare russo. Individuato Dna

3 aprile 2017

“Ci sono stati in passato altri episodi, ma mai tragici fino a questo livello. Non pensavo potesse accadere una cosa così violenta in un paese come Budrio che consideravo tranquillo”. Claudia, una giovane residente qui nella campagna bolognese, cammina veloce davanti al bar tabaccheria della piccola frazione di Riccaridina di Butrio (Bologna), dove sabato sera è stato ucciso con un colpo di pistola il titolare Davide Fabbri di 52 anni durante un tentativo di rapina. Gli abitanti hanno paura e rabbia, non lo nasconde nemmeno il sindaco Giulio Pierini (Pd). Rabbia perché dalla giustizia e dalle istituzioni “non sempre si trovano risposte adeguate”. E paura perché il malvivente non ha ancora un volto e gira armato. I carabinieri – che seguono più di una pista e avrebbero individuato il suo Dna dal sangue trovato davanti all’esercizio commerciale – lo cercano ovunque; posti di blocco sono anche in provincia di Ferrara e Modena. Il pm Marco Forte sta mettendo insieme tutte le informazioni raccolte dai militari delle province limitrofe.

Non è escluso nemmeno che il killer sia lo stesso Igor Vaclavic, 41 anni, ex militare dell’Armata Rossa, con un mandato d’arresto per rapine commesse due anni fa in provincia di Ferrara dopo essere uscito dal carcere per altri reati. Un identikit preciso dell’omicida non è ancora stato diffuso, anche perché come raccontano i testimoni e come dimostrano le immagini della telecamera di sicurezza del bar-tabaccheria, il giorno della rapina era coperto al volto con una sciarpa e un cappello. L’uomo indossava una giacca mimetica e aveva con sé un fucile da caccia, con il qualche ha sparato un colpo e ferito uno dei due clienti, e una pistola con la quale ha freddato Fabbri, probabilmente la stessa arma rubata due giorni prima a una guardia giurata nel ferrarese. “Mi sento scosso. E’ una zona tranquilla, non s’è mai sentita una cosa del genere – spiega Pasquale Pasquariello fermandosi vicino alle transenne davanti al bar di Riccardina -. Abbiamo tutti paura, mi preoccupo per mia figlia che abita qui da sola. Ci hanno tolto la libertà, non siamo più sicuri nelle nostre abitazioni. Siamo scoraggiati, abbiamo perso la libertà”. I residenti chiedono un segnale dalle istituzioni, impegnate come non mai a evitare che si crei una spirale di rabbia, disperazione e sfiducia nella giustizia, incapace di garantire una pena certa a chi commette reati.

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“Vendetta e pene più severe sono cose molto diverse. C’è un sentimento di rabbia e anche di sete di giustizia personale. Sono sentimenti comprensibili, umani – spiega il sindaco Pierini -. La risposta però dei cittadini e delle istituzioni deve essere quella di chiedere che la giustizia sia efficace, quella giustizia che porta a pene certe. Questo è il vero tema. E questo tema oggi non trova sempre una risposta adeguata da parte della giustizia e delle istituzioni. Probabilmente ci sono delle regole da cambiare anche sul tema dell’autodifesa: serve una legge chiara che dia a tutti limiti chiari su quello che si può o non si può fare e quello che non si deve fare per non incorrere in ulteriori pericoli”. C’è chi, anche qui nel bolognese come in altri comuni italiani, è pronto a cavalcare la polemica e a organizzare un corteo, nonostante la veglia di domenica sera a cui hanno partecipato il Comune, i sindaci della zona compreso quello di Bologna, associazioni e partiti politici. “La comunità è scossa ma ha reagito con grande compostezza e con grande civiltà – ha aggiunto il sindaco di Budrio -. Ieri sera alla veglia non ci sono state tensioni, urla o atteggiamenti che possono interessare a qualcuno ma che non servono a niente in questo momento. La comunità si è stretta attorno alla famiglia della vittima, ha risposto con civiltà e compostezza, ma anche con grande decisione rispetto la richiesta di giustizia e di sicurezza che si traduce nella richiesta di pene certe nel momento in cui le persone vengono individuate”.

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