Battisti al carcere di Oristano, l’ex terrorista sconterà l’ergastolo

14 gennaio 2019

Cesare Battisti scontera’ la condanna all’ergastolo nel carcere di Oristano, senza poter chiedere benefici penitenziari e in isolamento, anche durante il giorno, per 6 mesi. L’ex terrorista è arrivato intorno alle 17.25 nel carcere di Massama, nelle campagne di Oristano. Battisti ha varcato le porte dell’istituto a bordo di un furgone con i vetri oscurati e una quindicina di auto al seguito con sirene spiegate. All’esterno della casa circondariale, presidiata dalle forze dell’ordine, solo un gruppo di giornalisti.

Nel frattempo, i magistrati milanesi indagheranno per fare luce sulla rete che lo ha sostenuto durante la sua lunga latitanza, durata circa 37 anni. Questo lo scenario che l’ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo si e’ trovato di fronte al suo rientro in Italia, avvenuto questa mattina, poco dopo le 11,30 all’aeroporto di Ciampino: “So che andro’ in prigione”, e’ una delle frasi che ha pronunciato mentre gli venivano notificati gli atti, in una saletta dello scalo romano. Ai funzionari dell’Antiterrorismo e’ apparso rassegnato, quasi liberato da un peso: Battisti ha ringraziato gli agenti per l’assistenza dopo l’arresto e per aver ricevuto vestiti adatti al clima italiano.

Nel pomeriggio, il trasferimento in Sardegna: contrariamente alle prime previsioni, secondo cui Battisti sarebbe stato portato a Rebibbia, il Guardasigilli Alfonso Bonafede, a sorpresa in conferenza stampa, ha annunciato che, “per ragioni di sicurezza”, la scelta e’ caduta sul penitenziario di Oristano. Battisti e’ in Italia in virtu’ del decreto di espulsione dalla Bolivia e non come estradato dal Brasile: per questo non ha peso l’accordo che nel 2017 Roma e Brasilia firmarono sulle estradizioni e che avrebbe portato a trasformare la condanna al carcere a vita (non prevista nell’ordinamento brasiliano) in 30 anni di reclusione per l’ex terrorista.

La cattura di Cesare Battisti e’ “un grande risultato”, ha sottolineato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in conferenza stampa a Palazzo Chigi: “Lo dovevamo – ha rilevato – ai familiari delle vittime”. Un “ringraziamento”, oltre che al presidente brasiliano Bolsonaro, e’ stato rivolto dal premier “al governo boliviano per la massima collaborazione che c’e’ stata” e che, assieme alle forze di intelligence e di polizia italiane, ha “garantito il percorso piu’ sicuro e veloce perche’ Battisti arrivasse in Italia”. Quanto alla grande risonanza che e’ stata data dal governo al caso, Conte, rispondendo a una domanda che ha definito “provocatoria”, ha osservato: “Il fatto che il governo italiano informi sui vari passaggi, per noi e’ un valore, non un disvalore”.

La vicenda dell’ex Pac, ha affermato il ministro Bonafede, testimonia che “nessuno puo’ sottrarsi alla giustizia italiana”: “Chi si e’ macchiato di questi reati deve pagare – ha rilevato il Guardasigilli – e non perdiamo un istante di tempo per poter assicurare alla giustizia” anche le decine di latitanti terroristi che si trovano all’estero. “Finira’ dove merita un assassino comunista, un delinquente, un vigliacco – ha dichiarato il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini – marcira’ in galera”. Salvini, che ha espresso la volonta’ di incontrare al Viminale i familiari delle vittime, ha confermato che “si sta lavorando su alcune decine di terroristi che non stanno scontando condanne nel nostro Paese. Ci sono gia’ alcuni elementi e riscontri positivi. Quello di oggi e’ solo un punto di partenza e non di arrivo”: l’auspicio e’ quello di arrivare a catturare “terroristi di ogni colore: rossi, neri, bianchi e verdi”, ha sottolineato.

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