Bellanova gela Zingaretti, rissa continua Iv-Pd

Bellanova gela Zingaretti, rissa continua Iv-Pd
Teresa Bellanova
5 novembre 2019

Non c’è tregua tra il Partito Democratico e Italia Viva. Dem e renziani se li danno di santa ragione sin dal primo giorno della nascita della creatura di Matteo Renzi. Ogni pretesto è buono per sferrare un colpo basso all’avversario. L’ultimo attacco arriva da Teresa Bellanova all’indirizzo di Nicola Zingaretti. Il ministro delle Politiche agricole non ha apprezzato le parole del segretario Pd, sulla minaccia di staccare la spina al governo Conte qualora non fossero cessati gli attriti all’interno della maggioranza. “Questi sono gli ultimatum che poi diventano penultimatum – tuona l’ex sindacalista Cgil -. Tolgono credibilità alla politica. Una coalizione ha il dovere di confrontarsi. Se anche il ministro dell’Economia dice che ci si può confrontare, è evidente che il Parlamento deve poter discutere”.

Come dire, altra benzina sul fuoco. Ma non basta. L’esponente dell’esecutivo rilancia una dichiarazione di Renzi, ribadendo che “non mettiamo in discussione nessuno” ma precisa che “il governo non è nato per confermare Conte o singoli esponenti. Se mostriamo capacità di risolvere i problemi non è messo in discussione nessuno”. Gli screzi tra Pd e Iv vanno avanti, puntualmente, ogni giorno, e continuano a mettere in crisi il governo giallorosso, voluto fortemente proprio dallo stesso senatore di Scandicci. Di certo, oggi la posizione più scomoda a Palazzo Chigi è quella di Zingaretti e non certo del suo ex segretario. Come si era capito fin dal giorno in cui lanciò la proposta di coalizzare Pd e M5s, Renzi vuole fare pesare il più possibile il suo posizionamento come ago della bilancia. E vuole mettersi nelle condizioni di trattare al meglio ogni dossier, dalla manovra economica a qualunque tipo di nomine, fino alle candidature alle regionali.

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Se in Umbria Renzi si è tenuto furbescamente alla larga da comizi e foto di gruppo, in Emilia-Romagna non potrà evitare di metterci la faccia. Ma lo farà alle sue condizioni, mettendo zeppe e ostacoli e imponendo persone a lui gradite, ben sapendo che il Pd di Nicola Zingaretti non può permettersi un ulteriore passo falso nella più rossa delle Regioni rosse. E così si continuano a sferrare colpi bassi. Come alla vigilia dell’inizio della discussione della legge di Bilancio in parlamento, quando s’è registrato lo scontro nella sui micro-balzelli presenti in manovra e che Italia Viva vuole abolire a tutti i costi durante il dibattito parlamentare. Linea renziana a cui aveva replicato Stefano Vaccari, componente della segreteria nazionale del Pd: “Come un moscone che sbatte contro il vetro, i rappresentanti di Italia Viva, a partire da Renzi, continuano nel loro incontenibile populismo fiscale che colpisce il taglio delle tasse ai lavoratori dipendenti. Sembra ormai un disco rotto: parlando solo di tasse fanno un favore a Salvini e alla destra, indossando i panni del Matteo sbagliato”.

Un altro dei tanti scontri Pd-Iv che hanno dominato sulle prime pagine, s’è consumato nella giornata dell’approvazione del Nadef. Dopo il missile di Dario Francechini contro le polemiche sull’Iva da parte di Renzi, arrivava la contromossa mirata del renziano di ferro, Luigi Marattin: “Proponevi di aumentare di 5 o addirittura di 7 miliardi di euro il gettito Iva. Se hai cambiato idea, buon segno!”. Si va avanti così dallo scorso 18 settembre. Il piano di Renzi oltre che alle elezioni mira al governo. Il senatore fiorentino teme che sia il Pd, una volta approvata la manovra, a far saltare l’esecutivo giallorosso, portando l’Italia al voto. E dunque, l’ex premier starebbe studiando una staffetta a Palazzo Chigi, dopo il via libera alla manovra: fuori Conte, dentro un premier più vicino alle posizioni di Italia Viva e una legislatura blindata fino al 2023 con la possibilità per Iv di proseguire nel processo di radicamento. E se lo facesse subito, a gennaio, si voterebbe con il vecchio numero dei parlamentari (945) e non con quelli del taglio (600). Staremo a vedere.

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