Berlusconi a Bruxelles: “Convincerò Orban a restare nel Ppe. Presidenza Commissione? Weber migliore”

28 maggio 2019

Forza Italia e’ indispensabile nel centro destra e continuare con questo governo e’ un tradimento del sentimento e della volonta’ degli italiani. Il presidente di Forza Italia, neo eletto al Parlamento europeo, Silvio Berlusconi, torna a pieno titolo in politica nel giorno del suo ritorno a Bruxelles dove ha partecipato al summit del Partito popolare europeo. “Il risultato delle elezioni ha dimostrato che Forza Italia e’ assolutamente indispensabile per il centro destra, che deve essere unito se vuole avere una maggioranza. Dentro il centrodestra, Forza Italia ha una funzione imprescindibile: e’ il presidio della cultura e della politica liberale, e’ il presidio della civilta’ europea e dei suoi principi, e’ la garanzia del mantenimento della democrazia rappresentativa e della liberta’ in Italia”, ha detto Berlusconi.

Oggi, a Bruxelles si tengono a Bruxelles i primi incontri per tirare le somme dai risultati definitivi delle elezioni europee, cominciare a tessere la tela dei negoziati per le nuove alleanze politiche nell’Europarlamento, a discutere sulle nuove nomine ai vertici delle istituzioni Ue, e soprattutto per decidere il destino degli “spitzenkandidat”, i capilista dei partiti europei candidati alla presidenza della Commissione. I leader dei partiti che aderiscono al PPE si sono ritrovati al summit dei popolari. Presenti tra gli altri Merkel, Tajani, Tusk e Junker. Tre gli appuntamenti importanti. Il primo è quello della Conferenza dei presidenti del parlamento europeo (tutti i capigruppo più il presidente dell’Assemblea uscente); poi il summit del Ppe che s’è appena concluso e infine, il Consiglio europeo straordinario, a cui i capi di Stato e di governo (compreso ovviamente il premier italiano Giuseppe Conte) sono stati convocati espressamente per avviare la discussione e i negoziati sulle nuove nomine.

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La discussione più urgente e più delicata, che rischia seriamente di innescare un braccio di ferro fra Europarlamento e Consiglio europeo, è quella sulla designazione del successore di Jean-Claude Juncker alla presidenza della Commissione europea. E, per ora, è più una questione di metodo che di persone. Il candidato alla presidenza della Commissione europea sostenuto da Forza Italia e’ Manfred Weber, ha detto il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, dopo i lavori del vertice del Ppe a Bruxelles. “E’ stato un incontro importante perche’ abbiamo definito la strategia del Partito popolare europeo che, come gruppo piu’ importante del Parlamento europeo, chiede il presidente della Commissione, cioe’ il capo del governo europeo. Ci sono stati interventi di tutti i presenti e tutti, per una ragione o per l’altra, hanno dichiarato di ritenere questa nostra proposta assolutamente fondamentale per il futuro dell’Europa. Perche’ come Ppe noi siamo gli unici veri continuatori e unici veri sostenitori delle grandi tradizioni politiche del liberalismo, del cristianita’, del riformismo, che sono le tradizioni della civilta’ europea”, ha aggiunto Berlusconi.

Il Cavaliere ha anche ricordato che Weber è “il nome già fatto alcuni mesi fa dal Partito popolare europeo”. “E’ una persona di molto senno, umile, rispettoso degli altri, molto preciso, molto intelligente. Noi, nel rapporto con lui come capogruppo dei popolari al Parlamento, abbiamo sempre condiviso le sue opinioni, le sue proposte e le sue decisioni di voto sono sempre state quelle che avevamo in animo anche noi”. Berlusconi, è anche sicuro di riuscire a fare in modo che il premier ungherese e leader del Partito Fidesz, Viktor Orbàn, resti nel Partito popolare europeo, da cui è stato per ora sospeso a causa delle sue posizioni fortemente antieuropee e dei rischi per lo stato di diritto sotto il suo regime a Budapest. “Ho avuto con lui una lunga telefonata ieri sera, e ci vedremo presto”, ha riferito Berlusconi ai giornalisti che lo attendevano all’uscita dal vertice Ppe che si è tenuto a Bruxelles, in vista del Consiglio europeo straordinario di questa sera. “Sono sicuro che potrò convincere lui a restare nel Ppe e i membri del Ppe a volere che l’Ungheria e lui restino”, ha detto il leader di Forza Italia.

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Intanto, sugli “spitzenkandidat” dei due partiti europei più forti, Manfred Weber per il Ppe e Frans Timmermans per i Socialisti, pesa l’emorragia di voti subìti dai rispettivi gruppi politici (circa 40 seggi in meno per ciascuno), anche se sono restati il primo e il secondo dell’Assemblea. In secondo luogo, i due gruppi insieme hanno perso la maggioranza assoluta, e dunque hanno bisogno di formare un’alleanza politica almeno con i Liberali dell’Alde e possibilmente anche con i Verdi, le due formazioni europeiste premiate dagli elettori, per marginalizzare le forze sovraniste ed euroscettiche (fortemente in ascesa soprattutto in Italia, in Francia e nel Regno Unito, oltre che in Ungheria e Polonia) e limitarne la capacità di influenza sul lavoro legislativo dell’Europarlamento.

Lo “spitzenkandidat” da proporre al Consiglio europeo come candidato presidente della Commissione, va puntualizzato, non deve necessariamente essere quello della “famiglia” politica europea con più seggi (in questo caso il Ppe), ma piuttosto quello capace di raccogliere un sostegno maggioritario fra le forze politiche dell’Europarlamento, sulla base di un programma convincente. E da questo punto di vista Timmermans, o la liberale Margrethe Vestager (oggi apprezzatissima commissaria Ue alla Concorrenza), hanno certamente più carte in mano, e programmi convergenti anche con le priorità dei Verdi, rispetto allo scialbo Weber, che non è riuscito a proporre altro che una promessa di “stabilità”.

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Il terzo problema sta nella controversia sulla legittimità del metodo stesso degli “spitzenkandidat”. Diversi capi di Stato e di governo, a cominciare dal presidente francese Emmanuel Macron, vedono questo metodo come una forzatura, un tentativo di colpo di mano da parte dell’Europarlamento per appropriarsi della prerogativa di scegliere chi designare come candidato presidente della Commissione, sottraendola al Consiglio europeo (a cui quel potere appartiene secondo i Trattati Ue). Fra l’altro, proprio Macron potrebbe proporre come presidente designato della Commissione un “outsider” rispetto agli “spitzenkandidat”, come il capo negoziatore per la Brexit Michel Barnier, simbolo della difficile unità dei Ventisette di fronte al Regno Unito (una fonte del Consiglio Ue definiva qualche giorno fa come “il secondo favorito di tutti i leader”). Barnier, che politicamente appartiene al Ppe, ha un’esperienza senza pari: due volte commissario europeo (alle Politiche regionali e al Mercato Unico) e quattro volte ministro in Francia (all’Agricoltura, all’Ambiente, agli Affari europei e agli Esteri).

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