Berlusconi “provoca” Salvini. Ma il leader Lega tira dritto: governo reggerà

26 luglio 2018

Il primo tentativo, l’appello a bloccare il ‘Decreto Dignità’, viene respinto al mittente da Matteo Salvini. Ma Silvio Berlusconi è convinto: il governo M5s-Lega ha i mesi contati, e “salterà sulla manovra economica”. A quel punto l’unica prospettiva è il ritorno al centrodestra anche in ottica nazionale, con Forza Italia che “si deve preparare al momento, non lontano, in cui torneremo ad avere responsabilità di governo”.

La “nuova discesa in campo”, come l’ha ribattezzata lo stesso Berlusconi, l’ex Cavaliere la mette in scena a Montecitorio, convocando nell’auletta dei gruppi parlamentari tutti gli eletti di Forza Italia: senatori e deputati, europarlamentari, sindaci. Un discorso “motivazionale”, lo descrivono i presenti, in cui promette il rinnovamento del partito e invita all’unità. Perché, mette subito in chiaro, a guardare il quadro politico, “nel giro di alcuni mesi questo governo finirà”. Basta osservare, spiega ai suoi in una riunione ristretta nello studio di Mara Carfagna, “il caos nelle commissioni sul decreto dignità. Figuriamoci quello che potrà accadere sulla manovra finanziaria…”.

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E proprio sul dl dignità arriva la prima “provocazione” alla Lega, con l’appello “accorato” a Salvini per “bloccare” il provvedimento, “in nome delle aziende, dei produttori, dei lavoratori, degli artigiani, dei commercianti, degli agricoltori”. Provocazione che il diretto interessato respinge immediatamente al mittente, assicurando che “il governo reggerà” e che non è intenzione della Lega bloccare alcunchè. Del resto, nel breve e casuale incontro tra i due nei corridoi di Montecitorio, lo scambio di battute è il seguente: “Matteo, tranquilli i tuoi in Veneto?”; “Sono più tranquilli del tranquillo”; e l’ex premier: “Gli imprenditori mica tanto…”.

Il punto, spiega ai suoi l’ex Cavaliere, è che “dopo 11 Cdm” il “mediocre” governo Conte “non ha presentato uno, dico uno, provvedimento di centrodestra”, essendo “il governo più a sinistra degli ultimi tempi”. E questo perchè la politica economica “è ispirata” da Luigi Di Maio, “sessantottino in ritardo”, a sua volta ispirato dalla “vecchia ideologia della sinistra del secolo scorso”, come dimostrano le gestioni dei dossier “Ilva, Alitalia, infrastrutture”. La furia di Berlusconi è però tutta contro il M5s, “arroganti”, “dilettanti”, “incompetenti”. A Salvini continua ad offrire la prospettiva del centrodestra liberale, “l’unico in grado di dare una risposta alle sfide” dei tempi. Anche se qualche stoccata la assesta. Come sull’immigrazione, dove non basta “la linea della fermezza”, né “alzare la voce in Europa”.

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Perché quello si può fare “solo a condizione di poterselo permettere e di avere degli alleati pronti ad aiutarci”. Cosa che al momento, per Berlusconi, non è. E dunque la convinzione dell’ex Cav è che “la bolla di consenso che oggi accompagna i partiti di governo si sgonfierà velocemente. Io spero che la Lega se ne renda conto in tempo, ricostituendo anche a livello nazionale quell’alleanza di centro-destra che è la maggioranza naturale degli italiani. Quello sarà il nostro momento”, prova a galvanizzare i suoi.

Intanto, per evitare smottamenti interni, assicura la riorganizzazione del partito, che dopo il rinnovamento a livello di capigruppo vede la nomina di Antonio Tajani vice presidente, Adriano Galliani capo dei dipartimenti, Sestino Giacomoni coordinatore dei coordinatori. Un rinnovamento che dovrà essere anche a livello di idee, con “il contributo di tutti voi”. Ma che vede sempre una costante: “Io sarò con voi in questa battaglia” per tornare al governo. “Sarò in campo perché lo considero un dovere morale verso il mio Paese”, assicura confermando così l’intenzione di correre come capolista alle prossime Europee.

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