Bitcoin, la criptovaluta da domani alla prova dei future

Bitcoin, la criptovaluta da domani alla prova dei future
9 dicembre 2017

Bitcoin alla prova dei future. La famosa criptovaluta da domani potrà essere scambiata al mercato delle opzioni di Chicago a partire dalle 24 ora italiana mentre lunedì 11 dicembre sarà il primo giorno di contrattazioni per l’intera seduta. L’arrivo dei future consentirà di definire con maggiore precisione la valutazione di Bitcoin da parte del mercato. Le quotazioni delle criptovalute avvengono su diverse piattaforme e tra queste emergono differenze di prezzo anche significative. Con l’arrivo dei future, soprattutto, gli investitori potranno assumere posizioni ribassiste. Con il codice XBT da domani esordiranno dunque i derivati su Bitcoin. Il Cboe futures exchanges ha previsto tre diverse scadenze per le opzioni sulla criptovaluta più famosa al mondo. La prima è il 17 gennaio 2018, la seconda il 14 febbraio e l’ultima il 14 marzo del 2018. Le contrattazioni sui future Bitcoin sono basate sulla piattaforma Gemini. “L’introduzione del future bitcoinn – si legge nel comunicato del Cboe futures exchange – potrterà molti benefici agli operatori, trasparenza, efficienza sulle quotazioni, ampia liquidità e un sistema centralizzato di gestione degli ordini”. L’esplosione delle quotazioni di Bitcoin sta ponendo una serie di interrogativi sulla affidabilità e credibilità delle piattaforme dove si possono vendere e acquistare le valute virtuali, ma soprattuto c’è ancora una fitta incertezza su come devono essere qualificate le criptovalute. Se non sono una moneta, ancor meno sono uno strumento finanziario, non essendoci un prospetto. Punto che era stato sollevato dal presidente della Consob, Giuseppe Vegas, in una recente audizione alla Camera nell’ambito dell’indagine sul fintech. Bitcoin “è un problema serio. E’ un meccanismo che potrebbe diventare come lo schema Ponzi o la catena di San’Antonio” ma oggi non si può vietare e non si possono neanche obbligare a fare i prospetti” aveva ammonito Vegas.

Non essendo un prodotto finanziario le autorità di controllo sui mercati e la Borsa non possono chiedere la realizzazione dei relativi prospetti informativi. Il Financial stability board sta studiando se si tratta di una valuta. “Non possiamo fare altro che attendere la regolamentazione, è un campo che non è il nostro. Il Financial stability board deve passare dalla fase dello studio a quella della decisione” la conclusione del presidente Consob. Ma dal Financial Stability Board, ente di consultazioni tra Paesi che ha sede presso la Banca dei regolamenti internazionali di Basilea, fanno sapere che non sono allo studio proposte o ipotesi di standard sul generale tema delle FinTech. “Anche se ovviamente monitoriamo sempre il panorama finanziario alla ricerca di vulnerabilità”. Il Fsb rimanda a uno studio dello scorso giugno sul FinTech, mentre la Bri ha pubblicato alcune analisi anche più di recente, nella sua rassegna trimestrale di settembre. Ma a spulciare questi documenti, più che risposte si trovano dubbi. “Le valute digitali, come il Bitcoin o il Litecoin, puntano ad essere utilizzate da imprese e famiglie come sistemi di pagamenti di transazioni reali. Anche i prestiti possono essere erogati in valute digitali. Ma sulla base delle esperienze e delle attese attese attuali – afferma il Fsb nel report di giugno – le probabilità che le valute digitali possano rimpiazzare le valute nazionali sembrano molto basse”.

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