Blitz antiterrorismo in Abruzzo, 10 arrestati

7 settembre 2019

Dieci persone, 8 tunisini e 2 italiani, sono state arrestate nel Teramano per presunta attività terroristica. Nell’ambito di una complessa indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed Antiterrorismo dell’Aquila, carabinieri del Ros e i finanzieri del Gico hanno fermato i sospetti, ora indagati per reati tributari e di autoriciclaggio, con finalità di terrorismo. Tra loro c’è anche l’imam della moschea Dar Assalam di Martinsicuro (Te) e una commercialista italiana. Secondo l’ordinanza, l’iman predicava l’islam “puro” salfita. Tramite alcune società, creavano artifizi contabili per distrarre ingenti somme di denaro da destinare anche al finanziamento di attività riconducibili all organizzazione radicale islamica “Al-Nusra”, nonché in favore di Imam dimoranti in Italia, uno dei quali già condannato in via definitiva per associazione con finalità di terrorismo internazionale. Sequestrati somme e immobili per oltre un milione di euro.

Nel mese di marzo gli investigatori avevano gia’ dato esecuzione a un decreto di perquisizione nei confronti di oltre 20 obiettivi, dislocati tra l’Abruzzo, il Piemonte, la Lombardia e le Marche. Il successivo esame del materiale acquisito, che ha permesso di rinvenire copiosa documentazione contabile e materiale ideologico riconducibile ad attivita’ connesse con il finanziamento al Terrorismo, oltre a corroborare ulteriormente le ipotesi investigative, ha fatto emergere la sussistenza dei presupposti per l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal Gip di L’Aquila, Giuseppe Romano Gargarella. In particolare, tramite alcune societa’ operanti nel settore della rifinitura edilizia e nel commercio di tappeti, formalmente intestate a “prestanome” ma di fatto gestite da un unico soggetto, capo indiscusso del gruppo, sono stati creati numerosi artifizi contabili per distrarre ingenti somme di denaro dalle societa’. Gli indagati, attraverso comportamenti ripetuti nel tempo, destinavano le illecite disponibilita’ finanziarie a varie finalita’ (acquisto immobili in Italia, creazione fondi neri e reinvestimento in attivita’ d’impresa).

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L’ipotesi del finanziamento al Terrorismo emergeva nel momento in cui venivano individuate considerevoli quantita’ di denaro, frutto di attivita’ di raccolta anche all’interno delle moschee, presumibilmente destinate al finanziamento di attivita’ dell’organizzazione radicale islamica “Al-Nusra”. Il denaro previ passaggi intermedi in Europa (Inghilterra, Germania e Belgio) giungeva successivamente in Turchia e Siria. Inoltre, nel corso di tutta l’attivita’ d’indagine sono stati documentati continui trasferimenti di denaro da parte degli indagati nei confronti di Imam dimoranti in Italia, uno dei quali gia’ condannato in via definitiva per associazione con finalita’ di Terrorismo internazionale. La realizzazione del sistema fraudolento e’ stata possibile anche grazie al rilevante contributo di una commercialista torinese che ha artatamente predisposto la contabilita’ per “mascherare” gli illeciti tributari, tra i quali l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (molte delle quali “autoprodotte”) per oltre 2 milioni di euro. Nel corso dell’attivita’ operativa e’ stato effettuato anche un sequestro patrimoniale nei confronti degli indagati, per un valore di oltre un milione di euro, tra cui anche due appartamenti situati sulla costa abruzzese, acquistati riciclando il denaro provento dei reati oggetto d’indagine.

COME AGIVANO

Contratti di lavoro falsi oppure lavoratori assunti e pagati regolarmente di piu’, con somme che poi venivano prelevate in contanti e restituite cosi’ da creare fondi neri per il finanziamento al terrorismo. E’ questo uno dei metodi scoperti dai militari del Ros dei carabinieri e del Gico delle Fiamme gialle nell’ambito dell’operazione che ha portato alle prime luci dell’alba all’emissione di dieci ordinanze di custodia cautelare, resa nota dallo stesso Procuratore della Repubblica dell’Aquila Michele Renzo, il quale ha rimarcato come “abbiamo ragionevole certezza che il sodalizio colpito dai nostri provvedimenti oggi creava fondi neri che venivano trasferiti in Turchia, luogo dal quale venivano utilizzati per finanziare il trasferimento in Siria dei militanti terroristi”. Nell’evidenziare poi “il lavoro certosino che ha avuto efficacia, dopo l’avallo prima della stessa Dda poi del Gip, il procuratore capo ha espresso un plasuo alla “grande capacita’ dei carabinieri di controllare il territorio e l’apporto indispensabile della Guardia di Finanza per le competenze specifiche dimostrando che e’ indispensabile che le differenti forze di polizia debbano lavorare in maniera complementare per esaltare le loro competenze”. “Non siamo qui per spargere paura ma per garantire che qualsiasi segnale sara’ verificato nell’ambito delle nostre povere capacita’” ha precisato Renzo che in riferimento alla pericolosita’ dell’organizzazione, ha sottolineato che questa cellula terroristica e’ un punto di passaggio e una centrale operativa nello stesso tempo “perche’ la struttura e qualsiasi punto nevralgico sono punti di arrivo e di partenza di focolai di radicalismo”.

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IL PRINCIPALE INDAGATO

E’ un tunisino, finito in carcere nell’operazione di stamani, che commerciava in tappeti e ristrutturazioni edili. L’uomo risiedeva a Torino ma aveva la dimora ad Alba Adriatica (Teramo), come emerso nella conferenza stampa di stamani all’Aquila, ed organizzava il trasferimento di denaro in Siria e Turchia anche per “favorire il passaggio di aspiranti terroristi” in quei paesi. “Il denaro veniva trasferito con operazioni illegali tra cui fatturazioni false, con trasferimenti con corrieri e anche con il pagamento di somme superiori ai dipendenti che poi portavano indietro la parte eccedente – ha spiegato il comandante regionale abruzzese della Gdf, Gianluigi D’Alfonso”. Gia’ dalle prime indagini e’ emerso l’ingiustificato flusso di danaro che transitava anche in Germania e Svezia. I movimenti ammontano a oltre un milione di euro.

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