Bocciata riforma su copyright, tutte le spaccature all’Europarlamento

Bocciata riforma su copyright, tutte le spaccature all’Europarlamento
Il voto all'Europarlamento
5 luglio 2018

Il Parlamento europeo riunito il seduta plenaria ha bocciato nella sua forma attuale la nuova discussa direttiva Ue per la tutela del Copyright sulle piattaforme online. Sui 627 eurodeputati presenti nell’emiciclo, 318 hanno votato contro, 278 a favore e 31 si sono astenuti. Con il voto l’aula ha stabilito di riaprire il dibattito sulla direttiva nella sessione plenaria di settembre.

La direttiva prevedeva di sottoporre i giganti di internet (Youtube, Facebook, Dailymotion, Sound Cloud etc.) al pagamento dei diritti d’autore per i contenuti (video, musicali e giornalistici) diffusi sulle loro piattaforme, come fanno già le società digitali di distribuzione come Spotify e Deezer. Il testo, fortemente osteggiato da Google e dagli altri giganti dell’economia digitale, era stato approvato dalla commissione europarlamentare Affari giuridici, che è quella titolare del dossier, dopo un anno e mezzo di controversie e il pronunciamento contraddittorio di quattro altre commissioni europarlamentari: quelle competenti per Industria/Ricerca/Energia e Cultura, favorevoli, e quelle su Mercato interno/Consumatori e Libertà civili, contrarie. In Italia, M5S e Lega hanno espresso netta contrarietà al testo.

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SALVINI-DI MAIO “Bene. Sono contento perche’ avrebbe potuto imbavagliare e io non sono per imbavagliare. Gli autori e le grandi major sono in grado di difendersi da soli”, ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini parlando della direttiva Ue sul copyright slittata a Strasburgo. “Oggi e’ un giorno importante, il segno tangibile che finalmente qualcosa sta cambiano anche a livello di Parlamento europeo – gli ha fatto eco il ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, Luigi Di Maio -. La seduta plenaria di Strasburgo ha rigettato il mandato sul copyright al relatore Axel Voss smontando l’impianto della direttiva bavaglio. La proposta della Commissione europea ritorna dunque al mittente rimanendo lettera morta, il segnale e’ chiaro: nessuno si deve permettere di silenziare la rete e distruggere le incredibili potenzialita’ che offre in termini di liberta’ d’espressione e sviluppo economico”.

GLI EDITORI “Una grande occasione mancata”. E’ questo il commento del presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) Ricardo Franco Levi subito dopo l’esito della votazione dell’assemblea del Parlamento europeo sulla riforma del copyright. “Il diritto d’autore e’ liberta’ – ha proseguito -. Con la votazione di oggi non si e’ affermata la sua funzione: da domani il web sara’ meno libero, cosi’ come lo sara’ anche la societa’ europea. Si tratta di una sconfitta culturale, ancor prima che politica”.

“Le multinazionali del web, che non vogliono assumere alcuna responsabilita’, ne’ sociale, ne’ in difesa della liberta’ di espressione, ne’ legale per le violazioni dei diritti degli autori europei, hanno voluto frenare un miglioramento che avrebbe aiutato tutta l’industria culturale – ha aggiunto Levi -. E’ paradossale che proprio queste grandi imprese si siano opposte alla modernizzazione del diritto d’autore. Hanno vinto le pressioni a difesa di un modello di rete costituito da poche imprese che, acquisita una posizione dominante, la sfruttano a danno delle imprese creative, degli operatori minori del mondo digitale e anche dei consumatori”. “Ora si apre un percorso accidentato – ha concluso il presidente AIE – A settembre il Parlamento europeo dovra’ approvare un nuovo testo. Ci attiveremo per evitare che il voto di oggi non comprometta l’intero processo”.

Tutte le spaccature all’Europarlamento

Il voto di oggi del Parlamento europeo a Strasburgo sulla direttiva Copyright, rinviandola a una nuova discussione in plenaria, a settembre, invece di accettare la posizione della commissione Affari giuridici, ha rivelato la tante spaccature all’interno dell’Assemblea su questo tema tanto controverso, e sottoposto a una fortissima lobby da parte dei giganti del Web. Analizzando il risultato (278 favorevoli, 318 contrari e 31 astenuti), il dato più clamoroso, per quanto riguarda gli italiani, è la spaccatura all’interno del gruppo dei Socialisti e Democratici, dove 15 eletti hanno votato a favore (Bonafé, Bresso, Costa, Danti, De Castro, De Monte, Ferrandino, Gasbarra, Gentile, Gualtieri, Morgano, Picierno, Sassoli, Toia e Zoffoli), 10 contro (Benifei, Briano, Caputo, Cofferati, Cozzolino, Giuffrida, Panzeri, Paolucci, Schlein, Viotti e Zanonato), e uno (Bettini) si è astenuto.

Sono rimasti invece compatti contro la direttiva, come dalle attese, gli eurodeputati del M5s (Adinolfi, Aiuto, Beghin, Corrao, D’Amato, Evi, Ferrara, Pedicini, Tamburrano, Valli e Zullo) e quelli della Lega (Bizzotto, Borghezio, Ciocca, Lancini, Scottà). Hanno votato compatti, ma questa volta a favore della direttiva, anche gli eletti italiani del Ppe presenti: La Via, Martusciello, Matera, e Salini. A favore si è espresso anche Sernagiotto, del gruppo dei Conservatori. Andando a guardare i gruppi europei, si conferma innanzi tutto la spaccatura quasi a metà dei Socialisti e Democratici: 80 a favore, 82 contro, cinque astenuti. Ma lo stesso vale per il gruppo di estrema destra Enf, di cui fa parte la Lega: 14 contro 14, e quattro astenuti. Nell’Alleanza liberaldemocratica (Alde), tradizionalmente poco coesa, hanno votato a favore 23 eurodeputati, contro 36 e tre si sono astenuti.

Fra i Conservatori (Ecr) ci sono stati 16 voti a favore, 43 contrari e tre astenuti. Nel Ppe, i favorevoli sono stati la grande maggioranza (129), ma ci sono stati comunque 24 contrari e 24 astenuti. Clamorosa la divisione fra i Verdi, tradizionalmente compattissimi: anche se una nettissima maggioranza (40) ha votato contro, sei eurodeputati hanno votato a favore, e fra loro il leader storico francese José Bové, che aveva denunciato la pesantissima lobby negativa dei giganti del Web per influenzare l’Europarlamento e l’opinione pubblica. Si sono poi espressi nettamente in opposizione alla direttiva la Sinistra unitaria europea (Gue); con 37 voti contro quattro, e un astenuto, e il gruppo Efdd (in cui siedono il M5s e gli euroscettici britannici dell’Ukip), con 29 voti contro tre.

La direttiva mira a sottoporre gli operatori di internet come Youtube, Facebook, Dailymotion, Sound Cloud etc., al pagamento dei diritti d’autore per i contenuti (video, musicali e giornalistici) diffusi sulle loro piattaforme (come fanno già le società digitali di distribuzione come Spotify e Deezer). Finora, approfittando della poca chiarezza delle normative in vigore, gli operatori di quelle piattaforme hanno sostenuto di non di non essere distributori di contenuti, ma solo intermediari che ospitano lo scambio di contenuti fra gli utenti. La proposta bocciata oggi conteneva anche delle salvaguardie per garantire la libertà di espressione e innovazione, e prevede delle eccezioni dalle regole generali del Copyright per quanto riguarda servizi come Wikipedia (“i servizi che agiscono con scopo non commerciale come le enciclopedie online”), le attività di “text and data mining”, le attività nell’ambito dei programmi educativi e delle istituzioni culturali come musei e librerie.

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