Bolsonaro fa volare la Borsa. Sondaggi favorevoli al candidato di estrema destra

Bolsonaro fa volare la Borsa. Sondaggi favorevoli al candidato di estrema destra
Il presidente del Brasile, leader dell'estrema destra, Jair Bolsonaro
3 ottobre 2018

Il mondo degli affari brasiliano sembra avere scelto chiaramente da che parte stare nelle prossime elezioni presidenziali, in una campagna elettorale che sta dividendo in modo radicale il Paese latinoamericano, con il caso Lula come esempio clamoroso. Dopo la diffusione di un sondaggio molto favorevole al candidato di estrema destra Jair Bolsonaro, la Borsa ha fatto segnare una chiusura in forte rialzo: l’indice Ibovespa è cresciuto del 3,78%, dopo due sedute in calo. Rafforzato anche il Real rispetto al Dollaro.

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A dare fiducia ai mercati sarebbe il sondaggio dell’istituto Ibope che accredita Bolsonaro del 31% dei voti, 10 punti in più rispetto al candidato della sinistra Fernando Haddad. Gli analisti sottolineano che a sedurre le forze economiche brasiliane sarebbe stato Paulo Guedes, economista ultra liberale della scuola di Chicago, che ha offerto una visione a Bolsonaro, per sua stessa ammissione poco ferrato in materia di economia. Questo risultato del sondaggio diffuso stasera dalla Datafolha, a cinque giorni dal primo turno delle presidenziali in Brasile, conferma i risultati di altre inchieste: Bolsonaro e’ l’unico candidato in crescita -per la prima volta nella serie supera la soglia del 30%- mentre gli altri restano stabili, o leggermente in perdita di consensi.

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Pur con una perdita dell’1% dall’inchiesta precedente, con il suo 21% Haddad resta comunque lo sfidante inevitabile di Bolsonaro al ballottaggio, previsto per il 28 ottobre, anche se, in apparente paradosso, non e’ il candidato con migliori chance di sconfiggere il polemico ex militare al secondo turno. Il sondaggio Datafolha, infatti, conferma che Ciro Gomes (centrosinistra) batterebbe Bolsonaro per 46 a 43%, mentre Haddad continua a risultare in pareggio tecnico al ballottaggio, 44 a 42% a sfavore del delfino di Lula. Questo si spiega a causa della forte crescita del cosiddetto tasso di rigetto di Haddad, cioe’ la percentuale di elettori che dicono che non lo voterebbero mai: nell’ultima settimana e’ cresciuto di poco meno del 10%, raggiungendo il 41% e dunque a soli 4 punti dal leader indiscusso di questa classifica negativa: Jair Bolsonaro.

Lo scenario

Domenica i brasiliani andranno alle urne per il primo turno delle elezioni (del presidente, dei governatori, dei deputati e di due terzi dei senatori) in un clima di grande polarizzazione nel più grande Paese dell’America Latina, segnato da numerose e profonde crisi. Ecco sette cose da sapere per seguire la partita elettorale del 7 e 28 ottobre.

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Il jolly dell’estrema destra. I sondaggi lo dicono da settimane, il deputato Jair Bolsonaro ha la certezza di arrivare al ballottaggio, sotto le insegne del suo piccolo partito, il Psl, Partito social-liberale. Ma se dal 24 settembre è stimato perdente contro quasi tutti i possibili avversari al ballottaggio, l’ultimo sondaggio di oggi, dell’Ibop, segnala un suo balzo in avanti al primo turno, con il 31%, e una pareggio con il candidato della sinistra Fernando Haddad con il 42% ciascuno al ballottaggio. Se Bolsonaro fosse eletto presidente, il Brasile sceglierebbe per la prima volta un capo dello stato di estrema destra, estimatore della dittaura militare del periodo 1964-85 e apologeta dei suoi torturatori.

La sinistra arranca. Dopo l’esclusione dalla gara dell’ex presidente Luis Inacio Lula da Silva, in carcere per corruzione, il suo sostituto Fernando Haddad, ex sindaco di San Paolo, ha continuato a salire nei sondaggio dopo la sua entrata tardiva, l’11 settembre, in campagna elettorale. Haddad, che guida il Partito dei lavoratori (Pt), dovrebbe arrivare al ballottaggio con Bolsonaro. Per la prima volta un sondaggio la scorsa settimana l’ha dato vincente al secondo turno oltre il margine d’errore, ma l’ultimissio, oggi lo dà in parità con Bolsonaro. Se Haddad sarà eletto presidente, il Pt vincerebbe la sua quinta elezione presidenziale consecutiva dal 2002, dopo quelle di Lula (2002 e 2006) e della sua delfina Dilma Rousseff (2010, 2014). Il presidente uscente Michel Temer (espondente del centrodestra del MDB) è arrivato a potere con la destituzione di Rousseff, di cui era vice.

Lula, il grande favorito, fuori dai giochi. Il grande favorito Lula (quasi 40% delle intenzioni di voto), è stato estromesso definitivamente dalla gara ad agosto al termine di una complicata vicenda politico-giudiziaria. La nebbia sulla sorte di Lula ha reso il voto il più incerto dei tempi moderni in Brasile, lasciando con il fiato sospeso il suo partito e l’intero paese.

L’attacco a Bolsonaro. Colui che è diventato poi il favorito al primo turno, Jair Bolsonaro, scampato alla morte dopo essere stato accoltellato all’addome all’inizio di settembre nel corso di una manifestazione elettorale. Ricoverato in ospedale per più di tre settimane, non è stato in grado di fare campagna nelle strade.

Le inchieste. A parte Lula in carcere per corruzione, la gran parte dell’élite brasiliana sulla lista nera dei magistrati dovrebbe restare al suo posto. I rais locali saranno rieletti. O i loro figli lo saranno al posto loro. In questo senso, la gigantesca inchiesta “Lava Jato” (“Autolavaggio”), se ha permesso di mettere in causa, e in alcuni casi incarcerare, decine di esponenti politici di quasi tutti i partiti, non ha rivoluzionato la pratica politica in Brasile.

I mercati. L’avvento al potere di Bolsonaro sarebbe per i mercati un male minore, anche se il candidato ha confessato la sua incompetenza assoluta in economia. Bolsonaro ha nominato il suo “super-ministro dell’economia”, Paulo Guedes, un “Chicago boy” ultra-liberale. Ma i mercati non vogliono il ritorno della sinistra con Haddad. Lula, che li aveva tanto spaventati nei primi anni 2000, era stato in grado riconciliarsi con i mercati.

Cosa vogliono i brasiliani? Una seria spinta, grazie a riforme coraggiose, a un’economia che non riparte dopo due anni di recessione storica (2015-16) e ha quasi 13 milioni di disoccupati. Fermare il ciclo della violenza armata, un’ altra rande preoccupazione dei brasiliani insieme alla sanità, l’educazione e l’alloggio – settori che hanno estremo bisogno di risorse.

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