Brexit, fumata nera al vertice Ue. E ora cosa succede?

Brexit, fumata nera al vertice Ue. E ora cosa succede?
La premier britannica Theresa May
19 ottobre 2018

Il vertice Ue di Bruxelles si è concluso ieri senza progressi verso una Brexit concordata, a meno di sei mesi dall’uscita ufficiale della Gran Bretagna dall’Unione Europea il prossimo 29 marzo. I leader europei hanno concordato di tenere aperto il dialogo con Londra, ma non hanno confermato il vertice straordinario di novembre dedicato alla Brexit, rinviando la ratifica di un eventuale accordo alla riunione di dicembre.

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Ma prima di tutto la premier britannica Theresa May deve uscire vittoriosa dal voto parlamentare sul budget del governo il prossimo 1 novembre, primo test della sua capacità di varare la Brexit superando lo scoglio di Westminster. Ecco cosa potrebbe accadere nelle prossime settimane: Budget day Il governo conservatore di May dipende per la sua maggioranza alla Camera dei Comuni dai dieci deputati unionisti nordirlandesi del Democratic Unionist Party. Il Dup ha minacciato di votare contro il budget se May acconsentirà a un’intesa sulla Brexit che comprometta lo status dell’Irlanda del Nord all’interno del Regno Unito. I media britannici sostengono che qualche falco euroscettico conservatore, che ritiene che May abbia già concesso troppo a Bruxelles, potrebbe approfittare del voto sul budget per una dimostrazione di forza.

Sfida per la leadership?

Se fosse battuta al voto sul budget May potrebbe dover affrontare una sfida alla sua leadership del partito conservatore. Per chiedere un voto di sfiducia, servono le firme di 48 deputati, il 15% dei totale dei seggi del partito ai Comuni. Gli oppositori interni della premier hanno i numeri per farlo, ma finora non si sono mossi convinti che May ne uscirebbe vincente. La sfiducia si approva a maggioranza semplice. Se May perdesse ci sarebbe una competizione interna per la guida del partito e il vincitore diventerebbe premier senza il bisogno di un ritorno alle urne.

Nuove elezioni?

In passato i voti sul budget erano di fatto voti di fiducia al governo, che in caso di sconfitta si dimetteva e indiceva nuove elezioni. Una legge del 2011 ha modificato i costumi e le legislature ora durano cinque anni eccetto che in due casi precisi: se i due terzi dei deputati chiedoono nuove elezioni opse viene approvata una mozione ddi sfiducia al governo e non si trova un esecutivo alternativo entro due settimane

Accordo sulla Brexit?

Se la premier non soccombe al voto del 1 novembre proseguirà il negoziato sulla Brexit. Il vertice Ue di dicembre è considerato unanimemente l’ultima occasione possibile per sancire un’eventuale intesa che andrebbe poi ratificata dai vari parlementi entro il 29 marzo. A dicembre si capirà se si va verso lo strappo.

I deputati di Londra lo accetteranno?

Se c’è un accordo con la Ue verrà sottoposto al voto del 650 deputati della Camera dei Comuni per l’approvazione. I conservatori di May hanno 315 seggi e con il sostegno dei dieci deputati del Dup possono riuscire a far approvare l’intesa. Ma se il Dup e i falchi euroscettici tory non l’appoggiano, May potrebbe aver bisogno dei voti del partito laburista d’opposizione. Il Labour, che ha 257 deputati, ha avvertito che probabilmente voterà contro, ma qualche parlamentare potrebbe sfidare la disciplina di partito per evitare una Brexit senza accordo. No deal Se non sarà possibile trovare un accordo i legami giuridici, di sicurezza ed economici tra Londra e la Ue cadranno nello spazio di una notte, lasciando a terra dgli aerei, gli espatriati senza diritti e le merci bloccate nelle dogane.

Se il vertice di dicembre si conclusde senza un accordi, potrebbero essere comunque mini intese in aree come il trasporto aereo per evitare possibili catastrofi. Se il parlamento respinge l’intesa potrebbe comunque chiedere al governo di tentare di negoziare un altro accordo, ma i tempi si allungherebbero. Londra lascerà la ue il 29 marzo 2019, ma i leader ue potrebbero decidere un rinvio. Il punto è che se i conservatori e i laburisti sono divisi sulla Brexit, non è chiaro dove i comuni potrebbero trovare una maggioranza per appoggiare un altro piano d’uscita. Un fallimento un qualunque fase del processo probabilmente causerà una sfida alla leadership conservatrice.

Brexit addio?

In Gran Bretagna si moltiplicano gli appelli a un nuovo referendum sulla Brexit, magari con un quesito che preveda la possibilità di una marcia indietro e di una permanenza nella Ue.
Ma una maggioranza di parlamentari deve essere d’accordo e il governo May è contrario, mentre il Labour non lo esclude.

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