Brexit, l’Europa blocca i negoziati su obblighi finanziari della Gb

Brexit, l’Europa blocca i negoziati su obblighi finanziari della Gb
La premier britannica Theresa May
31 agosto 2017

Malgrado alcuni passi avanti, nel terzo round negoziale sulla Brexit in corso a Bruxelles, rimangono molte divergenze tra il capo-negoziatore dell’Unione Europea, Michel Barnier, e la sua controparte britannica, David Davis. La questione piu’ difficile sono gli obblighi finanziari che il Regno Unito deve onorare per uscire dall’Ue, ma anche sugli altri dossier oggetto di trattative le posizioni sono ancora lontane. Sui diritti dei cittadini, il principale oggetto di contenzioso sarebbe la “Tessera europea di assicurazione malattia” che da diritto all’assistenza sanitaria pubblica in caso di permanenza in uno degli Stati membri alle stesse condizioni e allo stesso costo degli assistiti del paese. Sul ruolo della Corte europea di giustizia, il Regno Unito rifiuta in toto la giurisdizione dei giudici di Lussemburgo dopo la Brexit, mentre l’Ue insiste affinche’ sia competenti per ricorsi presentati anche dopo l’uscita se legati all’appartenenza britannica. Non c’e’ accordo nemmeno sui prodotti presenti sul mercato al momento dell’uscita: agli occhi della delegazione britannica, l’Ue avrebbe adottato un approccio estremamente restrittivo che danneggiare le imprese su entrambe le sponde della Manica. Intanto, la delegazione britannica, condotta dal ministro per la Brexit David Davis, ha accusato l’Ue di essere massimalista sulla questione degli obblighi finanziari. Il Regno Unito ha riconosciuto che esistono obblighi finanziari che sopravviveranno all’uscita dall’Ue.

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Tuttavia contesta in modo netto la posizione dell’Ue a 27, secondo cui il Regno Unito debba onorare gli obblighi assunti con il Quadro finanziario multi-annuale (il bilancio pluriennale 2014-2020) continuando a contribuire al bilancio comunitario fino al 2022/23. Sulla base di questo approccio, alcuni osservatori stimano il cosiddetto “conto della Brexit” tra i 60 e i 100 miliardi di euro. Londra, invece, ritiene che la base giuridica appropriata sia il bilancio annuale dell’Ue. In questo modo il “conto della Brexit” si ridurrebbe di diversi miliardi di euro. Sul fronte governativo, uscita sconfitta ed umiliata dalle elezioni anticipate da lei stesse indette l’8 aprile scorso, quando i conservatori avevano 330 deputati su 650 ai Comuni (maggioranza a quota 326), per ritrovarsi l’8 giugno con 316 deputati e costretta ad allearsi con i riottosi irlandesi unionisti del Dup, Theresa May vive in un suo mondo in cui “restera’ a lungo” a Downing Street, guidando i conservatori almeno fino “alle prossime elezioni” del 2022. Lo afferma lo stesso premier conservatore britannico parlando dal Giappone alla Bbc mentre l’insoddisfazione crescente per la Brexit e soprattutto per come viene gestita, cresce. In molti, infatti credono, che mollera’ dopo il marzo del 2019 dove – solo in teoria – il processo della Brexit, l’uscita di Londra dell’Ue, dovrebbe concludersi.

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