Brexit, sempre più europei lasciano Gb. Londra preoccupata chiede scambio dati aperto

Brexit, sempre più europei lasciano Gb. Londra preoccupata chiede scambio dati aperto
24 agosto 2017

Il numero di cittadini dell’Unione Europea residenti in Gran Bretagna che ha deciso di lasciare il paese è sensibilmente aumentato dopo il voto sulla Brexit, salendo a 122.000 unità nei 12 mesi sino a inizio aprile, con un incremento di 33.000 persone rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Particolarmente alta la percentuale di chi lascia il paese per fare ritorno in uno degli otto paesi che sono entrati nella Ue nel 2004, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Slovenia. Intanto, Londra auspica che lo scambio di dati tra il Regno Unito e l’Unione Europea resti “aperto” dopo l’uscita del Paese dal blocco europeo. Per il ministero britannico incaricato della Brexit, “il flusso di dati tra Regno Unito e Ue è cruciale per la nostra prosperità economica condivisa e per una cooperazione più larga, compresa quella tra forze dell’ordine”. “E’ di fatto essenziale che nel quadro del futuro partenariato del Regno Unito con l’Ue – aggiunge il dicastero britannico – noi raggiungiamo un’intesa per consentire il proseguimento di una circolazione aperta dei dati, fondata su una fiducia reciproca nei nostri standard esigenti in materia di protezione dei dati”.

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Sottolineando che la legislazione britannica in materia di dati “sarà conforme alla legislazione europea” al momento dell’effettiva uscita del Paese dall’Ue nel marzo 2019 e che saranno “praticamente identiche”, il ministero ha sottolineato che il “modello Gb-Ue sullo scambio e la protezione dei dati personale potrebbe (…) garantire stabilità alle aziende e alle autorità”. Ha inoltre affermato che sarà “nell’interesse del Regno Unito e dell’Ue raggiungere un’intesa al momento del processo per riconoscere reciprocamente i quadri legislativi in materia di protezione dei dati”. Il ministero ha sottolineato che l’economia dei dati dell’Ue è stata stimata in 272 miliardi di euro nel 2015, ossia circa il 2 per cento del pil (prodotto interno lordo) del blocco europeo. Questa cifra potrebbe salire a 643 miliardi di euro nel 2020, ossia oltre il 3 per cento del pil dell’Ue.

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