Punto e a capo dopo un anno di chiacchiere. May apre a ipotesi rinvio

Punto e a capo dopo un anno di chiacchiere. May apre a ipotesi rinvio
26 febbraio 2019

Divisi su tutto, Theresa May e Jeremy Corbyn nelle ultime ore sembrano aver trovato un punto d’incontro: evitare a tutti i costi il ‘no deal’. Pur con strategie diverse, accomunate però dalla necessità di non spaccare ulteriormente i rispettivi partiti, la premier e il leader del Labour sono pronti a smentire quanto rispettivamente sostenuto fino a ieri, per fermare l’orologio della Brexit che continua a scorrere inesorabile verso la data del 29 marzo. E così da una parte, si registra uno spiraglio di Theresa May sull’ipotesi d’un rinvio “breve e limitato” della Brexit rispetto alla data prevista del 29 marzo. La premier Tory, pressata dall’ala moderata del suo partito, lo ha annunciato oggi alla Camera dei Comuni durante uno statement di aggiornamento sui colloqui con Bruxelles, precisando di voler mettere ai voti questa opzione laddove “entro il 12 marzo” fosse di nuovo bocciata a Westminster la sua proposta di divorzio concordato oggetto al momento di negoziati supplementari con l’Ue.

In pratica, la premier britannica ha promesso che il Parlamento di Londra potrà votare per decidere se lasciare l’Ue con un ‘no deal’. Se l’uscita senza accordo sarà respinta, si potrà votare per un rinvio della Brexit. In pratica, il voto sul piano del governo per la Brexit si terrà il 12 marzo. Se questo sarà bocciato il no-deal o il rinvio dell’uscita dall’Ue saranno votati il 13 marzo. May ha dichiarato di aver avuto un “incontro costruttivo” con il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker sulle modifiche da fare per il backstop irlandese e Bruxelles e Londra sono concordi nel creare “un gruppo di lavoro congiunto” per tentare di evitare che sia necessario un confine fisico tra Irlanda e Nordirlanda. “So che è quello di cui questa Camera ha bisogno per sostenere l’accordo di uscita dall’Ue e anche l’Ue lo sa”. La premier ha poi spiegato che il governo pubblicherà le linee guida per un eventuale no-deal, “lo dobbiamo fare, dovremo rendere un successo il mancato accordo eventualmente”.

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May ha aggiunto, poi, che in caso di bocciatura del proprio piano ci sarà un secondo voto il 12 marzo, il 13 si voterà sul mancato accordo e in caso di un ulteriore bocciatura si svolgerà un ultimo voto su “una breve e limitata estensione dell’Articolo 50”. E la mozione per la proroga dell’articolo 50 potrebbe trovare il voto favorevole delle opposizioni, Labour in testa, che più volte hanno chiesto alla premier di escludere il ‘no deal’ dal novero delle possibili soluzioni per la Brexit. Corbyn gioca però anche la sua partita, con due mozioni annunciate nella serata di ieri. La prima, punta a blindare la Brexit con una serie di ‘paletti’ che vanno dall’adesione all’unione doganale e al mercato unico, all’allineamento costante della legislazione britannica a quella europea, in tema di diritti del lavoro e tutela dell’ambiente. La seconda mozione che il Labour è pronto a presentare ai Comuni riguarda la possibilità di indire un secondo referendum sull’uscita dalla Ue, “per evitare la Brexit dannosa dei conservatori”. Il leader laburista, che finora si era sempre opposto all’ipotesi di un nuovo referendum, secondo diversi osservatori potrebbe essersi deciso alla svolta non per convinzione, ma per mettere a tacere l’ala pro Ue del suo partito ed evitare nuove defezioni, come quelle della scorsa settimana.

Quale che sia il motivo, restano da verificare in Parlamento i voti favorevoli ad una nuova consultazione. Corbyn è consapevole che diversi deputati del suo partito sono stati eletti in collegi dove nel referendum del 2016 il ‘Leave’ ottenne la maggioranza. E in un sistema uninominale maggioritario, la sintonia tra eletti ed elettori è fondamentale per la rielezione. Così come resta da verificare nel Paese se, di fronte alle difficoltà del negoziato con Bruxelles e alle incognite ormai evidenti per l’economia britannica conseguenti all’uscita dalla Ue, non prevalga comunque tra gli elettori una maggioranza per la Brexit. Intanto, tra il Regno Unito e l’Ue, le discussioni proseguono, anche su possibili “soluzioni alternativi” al backstop, ha fatto sapere May, facendo riferimento anche agli incontri previsti in settimana a Bruxelles fra suoi ministri e il negoziatore Ue Michel Barnier. Faremo il punto finale “sui progressi” prima del prossimo “voto significativo” del Parlamento confermato per il 12 marzo, ha aggiunto, impegnandosi a “lavorare duro” per portare a casa cio’ che “questa Camera chiede per poter approvare un accordo, come noi sappiamo e l’Ue lo sa”. May ha infine promesso di mettere ai voti ai Comuni un impegno a garantire dopo la Brexit la tutela dei diritti dei lavoratori ai livelli attuali.

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