Calcio e libertà, la sfida su un campetto delle donne palestinesi

15 settembre 2017

Un gruppo di donne in pantaloncini e maglietta si allena per una partita di calcio. Una scena banale nella maggior parte del mondo e sempre meno rara anche in un luogo complicato per le donne come la Cisgiordania, dove le palestinesi si devono confrontare con una tradizione religiosa rigida e con le difficoltà di vivere in un paese occupato. Dalla prima squadra nata nel 2009 il movimento calcistico femminile si è allargato e coinvolge circa 400 donne sopra i 14 anni. “Amo il calcio, ne ho parlato ai miei genitori e mi hanno dato il loro permesso. Ora io gioco e loro sono felici”, racconta Maysa Alaa, una ragazzina di Deir Jarir, dove le ragazze giocano con solo sei palloni in tutto, su un terreno duro e inadatto, con divise di seconda mano prese da una squadra maschile.

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Ma la loro allenatrice, e fondatrice della squadra, non si arrende. “All’inizio ero molto preoccupata, perché sono donne. Questo è un villaggio conservatore e abbiamo dovuto affrontare diversi problemi. Eppure appena ho messo l’annuncio, c’è stata una grande partecipazione da parte delle ragazze”, racconta Rajaa Hamdan che si impegna ogni giorno per allenare le sue ragazze, tutte fra i 10 e i 14 anni, come Salma. “Sono una donna e mi piace giocare a calcio come piace agli uomini. Noi giochiamo esattamente come loro”.

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