Ad aprire sarà Sicilian Ghost Story

18 maggio 2017

Per la prima volta un film italiano ha l’onore di aprire la Semaine de la Critique al Festival di Cannes. È “Sicilian Ghost Story” di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, ambientato in un piccolo paese della Sicilia dove Giuseppe, 13 anni, scompare all’improvviso. Solo Luna, sua compagna di classe che ne è innamorata, non si rassegna alla misteriosa sparizione, nel silenzio da parte della famiglia del ragazzo, l’indifferenza e l’omertà del mondo che li circonda. Giuseppe è stato sequestrato dalla mafia, ma Luna non si arrende e continua a cercarlo. È pronta a scendere in quel mondo oscuro che ha inghiottito Giuseppe e che ha in un lago una misteriosa via d’accesso. Fabio Grassadonia: “In nome dell’amore che sente è disposta a tutto, anche a rischio della vita pur di strapparlo dalle mani infami che lo condannano alla morte”.

Il film è ispirato a un fatto realmente accaduto nel ’93: il sequestro di Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino Di Matteo, sciolto nell’acido dai corleonesi di Brusca. Antonio Piazza: “Per noi il film è un atto d’amore verso Giuseppe Di Matteo, a cui è ispirato il film”. “E’ una storia che è rimasta a lungo con noi, di dolore, angoscia rabbia, ma per noi raccontabile sul piano della mera realtà”. Lo spunto è arrivato dopo aver letto “Un cavaliere bianco” di Marco Mancassola, racconto contenuto in una raccolta sui più brutti fatti di cronaca italiani, raccontati però inserendo anche l’elemento fantastico. “Era importante non tradire il fatto, la verità storica, ma ci serviva un’invenzione fantastica che portasse fuori dal buio questo bambino e ce lo restituisse alla luce del sole, perciò avevamo bisogno di una storia d’amore grande”.

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Una favola nera e d’amore, dramma e realtà. Il film esce contemporaneamente al cinema e per i due è un grande ritorno a Cannes, dopo la vittoria nel 2013 con “Salvo” dei due premi della Semaine de la Critique, Grand Prix e Prix Révélation. “Questa per noi è una storia emozionante, ci siamo molto legati, è un atto d’amore questo film e il fatto che possa vivere anche la dimensione del rapporto con il pubblico in contemporanea con il Festival, non solo con la critica, è forse il regalo più bello”.

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