Canzio, dovere morale verità su depistaggio dopo via D’Amelio

19 luglio 2017

“Paolo Borsellino ci ha insegnato a ceder nello Stato democratici ‘malgrado tutto e tutti’. Gli organi dello Stato hanno perciò il dovere morale di accertare e far conoscere alla comunità’ da chi e perche’, dopo la strage di via D’Amelio, fu costruita una falsa verita’ giudiziaria, i motivi di un cosi’ clamoroso è indegno depistaggio, pure nella acquista certezza probatoria che fu Cosa Nostra a ideare e eseguire il crimine”. Così’ il primo presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, nel corso del plenum dedicato alla memoria di Paolo Borsellino a 25 anni dalla strage di via D’Amelio nella quale il magistrato fu ucciso insieme agli uomini della sua scorta. “Oltre la retorica del ricordo – ha aggiunto Canzio – la memoria della vita spezzata di Paolo Borsellino, come quella di Giovanni Falcone, va idealmente rinnovata e declinata come un pezzo importante, uno snodo decisivo della storia d’Italia , così da trasmettere alle nuove generazioni le virtù del coraggio e della passione civile dei magistrati”.

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