Caos in Romania, si dimette il premier. Al via le consultazioni

Caos in Romania, si dimette il premier. Al via le consultazioni
Il capo dello Stato romeno, Klaus Iohannis
16 gennaio 2018

Nuova fase di tensione politica in Romania. A un anno dall’insediamento del governo socialdemocratico, uscito vittorioso dalle elezioni di fine 2015, la poltrona del primo ministro è nuovamente vacante. Due premier costretti alle dimissioni per incompatibilità con il leader del Psd, Liviu Dragnea, il vero padre padrone dell’esecutivo e del partito. E se Dragnea, estromesso dalla possibilità di diventare capo del governo per le condanne a suo carico (due anni di carcere per frode elettorale), discute con i suoi del prossimo nome da proporre al presidente Klaus Iohannis, l’opposizione chiede elezioni anticipate dopo l’annuncio delle dimissioni del primo ministro Mihai Tudose arrivato ieri. Dimissioni accolte dal presidente romeno. “Il premier Tudose ha presentato le dimissioni e io le ho accettate”, ha dichiarato Klaus Iohannis, annunciando l’avvio di consultazioni per la formazione di un nuovo governo da domani. Oggi il Comitato esecutivo del Psd è riunito per discutere del nome del futuro primo ministro da proporre. Iohannis ha annunciato di aver designato Mihai Fifor, attuale ministro della Difesa, come premier ad interim. Il capo di Stato romeno ha aggiunto che la situazione a cui si è giunti è “preoccupante”. “A un anno dalle elezioni abbiamo avuto due governi Psd, falliti” e una situazione di “incertezza”, per questo è necessaria una procedura “rapida” in modo che l’attuale insicurezza “non degeneri in instabilità politica”. Ieri Tudose ha dichiarato di avere scelto di dimettersi a seguito dei conflitti interni al suo partito, in particolare con l’uomo forte del Psd Dragnea. “Vado via a testa alta”, ha detto Tudose, al termine di una riunione con i responsabili del partito che gli hanno fatto mancare il proprio sostegno.

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La goccia che ha fatto traboccare il vaso, per Tudose, è stato il caso del ministro dell’Interno Carmen Dan, alla quale l’ex premier aveva chiesto le dimissioni la scorsa settimana dopo un caso di pedofilia che ha sconvolto la polizia locale. Forte del sostegno di Dragnea, Dan ha ignorato la richiesta di dimissioni, anche se il capo del governo ha chiarito che non poteva più lavorare con lei, accusandola di avergli “mentito”. Tensioni che scuotono il Psd e il suo alleato, Alde, appena tre mesi dopo un rimpasto di governo imposto da Tudose, contro l’opinione di Dragnea e a pochi mesi anche dalla precedente “cacciata”, quella di Sorin Grindeanu, l’ex premier, padre del cosiddetto “decreto salvacorrotti” che aveva fatto scendere in piazza migliaia di persone in Romania, ma diventato secondo Dragnea “troppo indipendente” e quindi costretto a lasciare. E Dragnea, sempre lui, è convinto che nonostante “Iohannis non sia contento probabilmente della situazione a cui siamo arrivati”, il presidente “rispetterà la Costituzione e la maggioranza parlamentare” e quindi, secondo il leader Psd, darà nuovamente l’incarico a un premier espresso dal Psd. Intanto, però, l’opposizione rumoreggia. I Liberali del Pnl di Ludovic Orban hanno dichiarato che il Psd sta cercando “il servo perfetto per Liviu Dragnea” e il partito di governo è in crisi, quindi la soluzione è organizzare elezioni anticipate. Stesso obittivo del movimento anti-sistema Usr. Il leader Dan Barna pensa che l’alleanza Psd-Alde non sia più capace di governare e che nella situazione attuale, la soluzione è andare alle urne. E’ d’accordo anche l’ex premier ed ex commissario europeo Dan Ciolos, leader di Platformei România 100 secondo cui la coalizione Psd-Alde “ha fallito”.

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