Cara di Capo Rizzuto come “bancomat”: arrestati ‘ndranghetisti, imprenditori, parroco e capo della Misericordia

15 maggio 2017

Non solo ‘ndranghetisti e imprenditori collusi con la ‘ndrangheta che, di fatto, usava il Cara di Capo Rizzuto come fosse un ‘bancomat’, ma anche Leonardo Sacco, il capo dell’associazione di volontariato “Fraternità di Misericordia” di Isola di Capo Rizzuto, nonché presidente della Confraternita Interregionale della Calabria e Basilicata e un parroco, Don Scordio Edoardo, della Chiesa di Maria Assunta che, solo nel corso del 2007, per servizi di assistenza spirituale resi ai profughi, ha ricevuto 132mila euro. E’ solo una delle tante spigolature che emergono dall’indagine dei carabinieri del Ros e dei finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Crotone che hanno proceduto al fermo di 68 persone per associazione mafiosa, malversazione ai danni dello stato, truffa aggravata, ricettazione, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale. Dalle indagini è emerso che, in pratica, la cosca Arena era capillarmente infiltrata nel tessuto economico crotonese e che controllava da almeno un decennio tutte le attività imprenditoriali connesse al funzionamento dei servizi di accoglienza del C.A.R.A. “Sant`Anna” di Isola Capo Rizzuto, il più grande d’Europa. La cosca Arena, proprio attraverso l`operato di Leonardo Sacco, si è aggiudicata gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per la gestione dei servizi – in particolare quello di catering – relativi al funzionamento del centro di accoglienza richiedenti asilo “Sant`Anna” di Isola di Capo Rizzuto e di Lampedusa, affidati in sub appalto a favore di imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre famiglie di `ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all`accoglienza dei migranti. Le indagini hanno documentato come le società di catering riconducibili ai cugini Poerio Antonio e Fernando, nonché a Muraca Angelo, dal 2001 abbiano ricevuto, inizialmente con la procedura dell`affidamento diretto e successivamente in subappalto, la gestione del servizio mensa del centro di accoglienza isolitano la cui conduzione era stata ottenuta dall`associazione di volontariato “Fraternita di Misericordia” sino al 2009 in via d`urgenza, in ragione dello stato di emergenza dovuto all`eccezionale afflusso di extracomunitari che giungevano irregolarmente sul territorio nazionale e dal 2009 a seguito di tre gare d`appalto vinte.

FLUSSO DI DENARO

E` stato documentato l`imponente flusso di denaro pubblico percepito dalle imprese riconducibili alla cosca nell`arco temporale 2006 – 2015 per la gestione del CARA di Isola di Capo Rizzuto, pari a 103 milioni di euro, dei quali almeno 36 milioni di euro utilizzati per finalità diverse da quelle previste (quelle cioè di assicurare il vitto ai migranti ospiti nel centro) e riversati invece, in parte nella cosiddetta “bacinella” dell`organizzazione per le esigenze di mantenimento degli affiliati, anceh detenuti, e in parte reimpiegati per l`acquisto di beni immobili, partecipazioni societarie e altre forme di investimento in favore del sodalizio. Le ingenti somme da destinare all`organizzazione mafiosa venivano fatte confluire alla cosca sia con ripetuti prelievi in contante dal conto della “Misericordia” e delle società riconducibili agli indagati, sia attraverso erogazione di ingenti somme a fini di prestito, sia ancora attraverso pagamenti di inesistenti forniture, false fatturazioni, acquisto di beni immobili per immotivate finalità aziendali. In tale quadro, una somma consistente è stata distribuita indebitamente a don Scordio Edoardo, parroco della Chiesa di Maria Assunta, a titolo di prestito/contributo e pagamento di asserite note di debito: solo nel corso dell`anno 2007, per servizi di assistenza spirituale che avrebbe reso ai profughi, ha ricevuto 132 mila euro. In particolare, don Scordio, gestore occulto della Confraternita della Misericordia, è emerso quale organizzatore di un vero e proprio sistema di sfruttamento delle risorse pubbliche destinate all`emergenza profughi, riuscendo ad aggregare le capacità criminali della cosca Arena e quelle manageriali di Leonardo Sacco al vertice della citata associazione benefica, da lui fondata. Ulteriore introito per la consorteria e` derivato dalla truffa posta in essere da Leornado, e dai cugini Poerio Antonio e Fernando che, nel 2013, attraverso il controllo occulto della societa` Quadrifoglio srl, fatturavano alla Prefettura di Crotone un numero di pasti maggiore rispetto delle prestazioni effettivamente rese, ottenendo un ingiusto profitto di circa 450 mila euro.

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COMPLESSO SISTEMA

Il complesso sistema progettato per la distrazione di denaro pubblico, godeva della collaborazione dei familiari degli indagati, la cui partecipazione associativa si realizzava attraverso l`interposizione, attuata per il tramite di fittizie partecipazioni sociali ed emissione di falsi documenti contabili, dai cugini Poerio Antonio e Fernando e da Muraca Angelo, unitamente ai propri congiunti Cozza Aurora, Lanata` Maria, Muraca Stefania, Poerio Pasquale e Poerio Antonio. A costoro si aggiungono i cosiddetti “fatturisti”, Ranieri Mario, Tipaldi Santo, Raso Ercolino, Muto Benito, Muto Beniamino, Mercurio Domenico, De Furia Salvatore i quali, intranei alle cosche isolitane, hanno fornito prestazioni contabili artificiose in favore del gruppo economico in modo da ostacolare l`identificazione della provenienza delittuosa di notevoli somme di denaro e di evadere le previste imposte fiscali. Dalle indagini è emersa, in sintesi, la capacità imprenditoriale, in chiave di sfruttamento delle risorse pubbliche, della `ndrangheta crotonese, in grado di soddisfare le complesse esigenze della varie cosche locali. In tale ambito, proprio l`elevato flusso di finanziamenti pubblici riservati all`emergenza migranti ha finito per costituire la principale motivazione dell`intervenuta pacificazione tra le cosche Arena e Dragone contrapposte ai Nicoscia e Grande Aracri che, nel primo decennio del 2000, si erano rese protagoniste di un cruento conflitto degenerato in numerose uccisioni e scontri a fuoco. Infatti, la faida cessava proprio quando andava a regime il sistema di drenaggio di denaro pubblico derivato dagli appalti per la gestione del centro accoglienza. Ciò infatti ha costituito l`occasione per una mirata distribuzione delle risorse tra le varie famiglie mafiose interessate a mettere da parte i pregressi dissidi e sfruttare le notevoli opportunità di guadagno. In tale contesto si rilevano le figure di Nicoscia Salvatore, di Nicoscia Pasquale cl. 91, di Nicoscia Domenico cl. 78, di Manfredi Luigi inteso “Gigino `u Porziano” e del fratello Manfredi Antonio “`u Mussutu”, di Manfredi Mario, di Pullano Giuseppe “la molla”.

500 AGENTI IN AZIONE

L’operazione è stata eseguita nel corso della notte da 500 tra agenti della Polizia di Stato appartenenti alle Squadre Mobili delle Questure di Catanzaro e Crotone, Carabinieri del ROS e del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Catanzaro e Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria e della Compagnia di Crotone, con il concorso dei rispetti Uffici e Comandi centrali, hanno tratto in arresto 68 persone, destinatarie di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura di Catanzaro a carico di altrettante persone accusate di associazione di tipo mafioso, estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale, tutti reati aggravati dalla modalità mafiose e dalla finalità di avvantaggiare l`organizzazione criminale oggetto delle indagini. Sono stati inoltre sequestrati beni ed imprese riconducibili agli indagati per ottantaquattro milioni di euro. I provvedimenti, disposti dalla Direzione Distrettuale Antimafia guidata dal Procuratore Capo Nicola Gratteri, a seguito delle indagini coordinate dall’aggiunto Vincenzo Luberto e dai sostituti procuratori Vincenzo Capomolla e Domenico Guarascio, hanno smantellato la storica e potentissima cosca di `ndrangheta facente capo alla famiglia Arena, al centro di articolati traffici delittuosi nelle provincie di Catanzaro e Crotone. Dalle investigazioni, oltre alle tradizionali dinamiche criminali legate alle estorsioni, capillarmente esercitate sul territorio catanzarese oltre che su quello crotonese ed ai traffici di droga, sono emersi gli interessi della cosca nella gestione del centro di accoglienza per migranti di Isola Capo Rizzuto e nelle attività legate al gioco ed alle scommesse. Dalle indagini è emerso che la cosca Arena, dopo anni di conflitti con la cosca Nicoscia, anch`essa radicata ad Isola Capo Rizzuto e con la potente consorteria facente capo a Grande Aracri Nicolino, con base invece nel limitrofo comune di Cutro, anche a seguito delle operazioni di polizia giudiziaria che via via hanno assottigliato le fila dei rivali, ha suggellato con essi una sorta di pax mafiosa, rinnovando la propria leadership nel panorama criminale dell`area. La consorteria ha quindi imposto la propria assillante presenza oltre che nel crotonese, anche sull`area ionica della provincia di Catanzaro ove, direttamente attraverso i propri affiliati, a mezzo di propri fiduciari, nominati responsabili della conduzione delle attività delittuose o mediante la messa “sotto tutela” di cosche alleate, ha monopolizzato il business delle estorsioni ai danni di esercizi commerciali ed imprese anche impegnate nella realizzazione di opere pubbliche.

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IL RUOLO DI “PISTOLA”

Tra il 2015 ed il 2016 infatti, in particolare a Catanzaro, una cellula della cosca, dipendente dalla cosca madre di Isola Capo Rizzuto ma radicata nel capoluogo, ha perpetrato una serie impressionante di danneggiamenti a fini estorsivi per fissare con decisione la propria influenza sull`area mentre cosche satelliti della famiglia Arena hanno fatto altrettanto nell`area, di rilevante interesse imprenditoriale e turistico, immediatamente a sud di Catanzaro. Proprio nei confronti di queste ultime è stata diretta l`attività investigativa dei militari del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo di Catanzaro che all`esito delle indagini hanno tratto in arresto dieci soggetti appartenenti alle due distinte cosche di Roccelletta di Borgia e di Vallefiorita, già considerate entrambe articolazioni autonome del locale di Cutro e la cui l`operatività è stata ampiamente acclarata. Tra i soggetti destinatari del provvedimento di fermo vi sono i rappresentanti storici della cosca Catarisano (operante nella frazione di Roccelletta di Borgia e zone limitrofe) e della cosca Bruno (operante nei comuni di Vallefiorita, Amaroni e Squillace). Assenti dal territorio isolitano, perché detenuti, i vertici della famiglia Arena, il ruolo di reggente veniva assunto dal pluripregiudicato Paolo Lentini alias “pistola”, soggetto di caratura criminale riconosciuta anche presso esponenti di `ndrangheta di altre province. Le indagini hanno documentato come il flusso di denaro provento delle estorsioni seguisse un duplice canale: il primo legato al taglieggiamento delle “grandi imprese”, impegnate anche in lavori di rilevanza pubblica, le quali erano costrette a corrispondere ingenti somme di denaro con cadenza fissa corrispondente, in particolare, alle festività di Natale, Pasqua e Ferragosto; l`altro riferibile ad una contribuzione con cadenza mensile in danno di esercenti operanti sul territorio, costretti alla dazione di somme di denaro spesso a seguito di danneggiamenti ed intimidazioni. Le indagini hanno rivelato anche la funzione “borderline” di un noto imprenditore impegnato nel settore delle costruzioni il quale, seppur a sua volta vittima del racket, era al contempo deputato alla raccolta presso i propri colleghi ed alla consegna, direttamente nelle mani dei vertici della famiglia di `ndrangheta, di somme pretese a titolo estorsivo. Incaricando l` “imprenditore-mediatore” del ruolo di collettore delle somme estorte, gli esponenti della cosca si tenevano indenni dalla necessità di contatti diretti con le vittime e di fatto lo qualificavano come riferimento per eventuali lamentele in ordine ad ulteriori richieste estorsive da parte di terzi.

LE MISERICORDIE

Nel contesto dell`operazione è stato eseguito, sulla base di accertamenti preliminari del ROS, un sequestro preventivo di beni emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro nei confronti degli indagati per un ammontare complessivo di circa 70 milioni di euro. Il sequestro ha interessato l`intero patrimonio immobiliare riconducibile alla Fraternita di Misericordia di Isola di Capo Rizzuto, costituito da un convento di 1700 mq, successivamente ristrutturato ed adibito a poliambulatorio, dal teatro Astorino di Isola Capo Rizzuto e da diversi immobili, alcuni dei quali acquistati dallo stesso Sacco da soggetti organici alla cosca Arena, per salvaguardarli da possibili interventi ablativi. Il sequestro ha colpito anche la Miser. ICR. S.R.L. – di cui la Fraternita di Misericordia è socio unico – che gestisce numerose attività di servizi sul territorio, tra cui il servizio di pulizie dei centri di biomasse di Strongoli e Crotone, le mense scolastiche di alcuni istituti di istruzione isolitani, il centro congressi di Isola Capo Rizzuto, l`aquarium dell`area marina protetta ed il centro polisportivo “alere flammam”. Il provvedimento comprende, inoltre, le partecipazioni della MISER.ICR SRL al capitale sociale dell`Aeroporto S. Anna S.P.A. di Crotone e della Società Editoriale Crotonese S.R.L., acquisite nel tempo in evidente contrasto con il suo scopo prettamente mutualistico. Le indagini patrimoniali hanno infine permesso di rilevare l`esistenza di una netta sperequazione tra il tenore di vita sostenuto dagli indagati e l`ammontare dei redditi dichiarati al fisco, da cui è scaturito il sequestro dei beni personali (immobili, autovetture di lusso, imbarcazioni, conti correnti e polizze) nonché dell`impresa Sea Lounge S.R.L. di Isola di Capo Rizzuto costituita ed alimentata da Sacco e Poerio, facendo ricorso a capitali di sospetta provenienza (tra i beni di quest`ultima una flotta di imbarcazioni impiegate a scopo turistico e l`agenzia di viaggi Navy Tour). Complessivamente, l`intervento ha avuto per oggetto: 11 società attive nel settore agricolo, della ristorazione, del turismo, dell`edilizia, della prestazione di servizi, 129 immobili (tra cui, 46 abitazioni, 1 residence, 4 ville, 9 garage, 6 depositi, 6 negozi e 38 ettari e mezzo di terreno), 81 autovetture, 27 ambulanze e 5 imbarcazioni nonché 90 rapporti bancari e 3 polizze assicurative. Gli accertamenti patrimoniali del Nucleo di Polizia Tributaria hanno consentito il sequestro di due interi patrimoni aziendali, di 19 unità immobiliari (di cui 7 fabbricati e 12 terreni di vario genere per circa 20 ettari), quote societarie, 15 autovetture, 3 motoveicoli, 15 titoli PAC, 90 rapporti finanziari e 5 polizze assicurative per un valore complessivo di due milioni di euro.

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BENI SEQUESTRATI PER 12 MILIONI

Il complesso delle investigazioni ha permesso di rilevare che, tra l`altro, l`associazione mafiosa facente capo alla famiglia Arena ha acquisito e mantenuto una “posizione dominante”, nel settore imprenditoriale della raccolta delle scommesse on line e su rete fissa, nonché, del noleggio degli apparecchi per il gioco on-line, nella città di Crotone e nel suo hinterland, reinvestendo in attività imprenditoriali i capitali derivati dall`attività delittuosa, sistematicamente esercitata, tra l`altro, con modalità operative illecite, poiché difformi da quelle normativamente previste per l`organizzazione della raccolta delle scommesse e del gioco on line. Le indagini espletate dalle Fiamme Gialle della Compagnia di Crotone hanno permesso di appurare che la cosca Arena ha sancito un “accordo trasversale” con i referenti apicali di altre fazioni criminali, diretto al controllo totale del settore economico del gaming con il fine di precludere, ad altri competitor commerciali, la possibilità di operare nel medesimo comparto. Tali accordi hanno determinato l`instaurazione di un oligopolio criminale che ha, irrimediabilmente, alterato gli equilibri concorrenziali del mercato, sottoponendolo, ad una rigida gestione delinquenziale. L`infiltrazione della criminalità organizzata nel settore del gaming è avvenuta attraverso una società di copertura, utilizzata dalla cosca Arena: la società “Kroton games 2000 s.a.s.” attiva nel settore del noleggio dei giochi e della raccolta delle scommesse, che ha costituito, lo “strumento operativo” attraverso cui l`organizzazione criminale ha agito. Le indagini finanziarie espletate e l`approfondimento delle operazioni sospette condotte dai Finanzieri con i poteri della polizia valutaria hanno evidenziato un intricato intreccio delinquenziale architettato dalla criminalità organizzata, nel settore del gaming, che ha determinato movimentazioni finanziarie per decine di milioni di euro, producendo un profitto netto, per la cosca di `ndrangheta arena, di 1.300.000 euro, in un lasso temporale compreso tra luglio 2013 e febbraio 2015. Le attività svolte dai Finanzieri della Compagnia di Crotone hanno portato all`emissione di 10 dei provvedimenti di fermo di indiziato di delitto complessivamente eseguiti ed al sequestro penale dei seguenti beni, pertinenziali ai reati contestati. Contestualmente alle indagini i Finanzieri hanno provveduto a sviluppare accertamenti di natura patrimoniale che hanno permesso di individuare un ingente patrimonio finanziario ed immobiliare sottoposto a sequestro preventivo. L`ingente mole di beni finanziari e patrimoniali sequestrati dai Finanzieri ammonta ad un valore complessivo pari a 12.000.000 di euro.

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