Carabiniere ucciso, mamma Elder: “Grata per assistenza medica”. I punti fermi dell’indagine

31 luglio 2019

Il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, la sera in cui e’ stato ucciso con 11 coltellate, non aveva la pistola di ordinanza. E’ il dettaglio fondamentale, e fino ad oggi sconosciuto, emerso nella conferenza stampa organizzata presso il comando provinciale dei carabinieri di Roma con la partecipazione dei magistrati della procura. “Solo lui sa perche’ non aveva l’arma – ha spiegato il generale Francesco Gargaro -, l’aveva lasciata il caserma, noi l’abbiamo trovata nel suo armadietto. Forse Cerciello Rega l’aveva dimenticata ma in ogni caso non avrebbe avuto la possibilita’ di usarla, data l’aggressione immediata e imprevedibile dell’americano Elder Finnegan Lee. Il vicebrigadiere aveva con se’ le manette per un servizio in borghese che viene svolto in queste modalita’, corrette, ogni sera”.

Frattanto, attraverso fonti della fidesa, Leah Elder, la madre del ragazzo che ha ammesso di essere l’autore materiale dell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega, ha fatto sapee che “abbiamo appreso che le autorita’ italiane hanno permesso al Console degli Stati Uniti a Roma di effettuare una breve visita in carcere a Finnegan. I suoi difensori ci continuano a fornire informazioni sul caso. Siamo, infine, grati del fatto che sia stata fornita assistenza medica a Finnegan”. Allo stesso Elder, è stato permesso di parlare con la madre attraverso una videochiamata con Facetime. Il 20enne di San Francisco si e’ messo in contatto, tra le 18 e le 19 di venerdi’ scorso, con la famiglia – e in particolare con la madre – per spiegare quello che stava accadendo. La telefonata e’ stata autorizzata quando il ragazzo si trovava nella caserma di via in Selci, anche se per ovvie ragioni di distanza la chiamata era disturbata.

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Francesco Petrelli, intanto, è il nuovo difensore di Christian Gabriel Natale Hjorth, il californiano in carcere assieme al connazionale Elder Finnegan Lee per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega. Petrelli e’ l’attuale difensore del Carabiniere Francesco Tedesco, imputato nel processo in corte d’assise sul pestaggio subito in caserma da Stefano Cucchi al momento dell’arresto la notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009. Tedesco, accusato di omicidio preterintenzionale, ha chiamato in causa di recente due colleghi dell’Arma (anche loro sotto processo) per le botte date al geometra 31enne (poi deceduto dopo sei giorni al Pertini) quando rifiuto’ di sottoporsi al fotosegnalamento.  Tornando alla conferenza stampa organizzata presso il comando provinciale dei carabinieri di Roma, va detto che dall’incontro con i giornalisti sono emersi altri elementi, in parte inediti. Ecco i principali.

IL COLLEGA NON POTEVA SPARARE Andrea Varriale, invece, era armato ma non avrebbe potuto utilizzare la pistola: “Avrebbe subito conseguenze se avesse sparato a uno in fuga, ha preferito soccorrere il collega ferito a morte. Ne’ avrebbe potuto sparare colpi intimidatori in aria: non e’ previsto dal nostro ordinamento”, ha detto Gargaro. I due carabinieri, in sostanza, sono stati sopraffatti nell’immediatezza e, quando si sono qualificati, non si aspettavano una reazione cosi’ violenta da parte di Elder Finnegan Lee.

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FOTO DEL FERMATO BENDATO Il procuratore vicario Michele Prestipino ha reso noto che il suo ufficio ha avviato le prime indagini per fare luce sulla foto del californiano Christian Gabriel Natale Hjorth bendato e ammanettato in caserma poco prima di essere interrogato dai magistrati. Precisato che Hjorth e Lee sono stati sentiti con tutte le garanzie di legge e che il primo, in ogni caso, oltre ad avere avuto l’opportunita’ di un colloquio riservato con il proprio difensore, non ha fatto mettere a verbale alcun riferimento al trattamento ricevuto poco prima, Prestipino ha evidenziato che “gli accertamenti sull’autore della foto e su chi l’ha diffusa via chat saranno portati avanti dalla procura senza pregiudizio, con determinazione e rigore, gia’ dimostrati in altre vicende. I vertici dell’Arma hanno gia’ definito questo episodio come un fatto grave e inaccettabile”. Sull’episodio della foto “non ci sara’ alcuna indulgenza”, ha assicurato il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia.

LA FALSA INDICAZIONE DEI DUE MAGREBINI Il generale Gargaro ha detto che e’ stato Sergio Brugiatelli, il proprietario dello zaino rubatogli dai due americani, ad affermare che erano stati probabilmente due cittadini nordafricani ad aggredire i carabinieri in via Cossa. L’uomo avrebbe riferito di “due persone di carnagione scura, presumibilmente magrebini”, perche’ “aveva paura di dire che conosceva gli autori dell’omicidio e non voleva essere associato al fatto. Solo dalle immagini si e’ scoperto l’antefatto”.

AGGRESSORI INCAPPUCCIATI I due californiani indossavano una felpa con il cappuccio tirato su e il dettaglio era gia’ contenuto nelle carte dell’inchiesta. Cosi’ come non e’ nuovo il particolare del coltello da marine nascosto nel controsoffitto della camera dell’hotel Le Meridien dove i due ragazzi alloggiavano.

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INCHIESTA CHIUSA IN 12 ORE “Un bel lavoro di squadra” tra procura e forze dell’ordine “ha consentito di individuare gli autori della morte del vicebrigadiere Mario Rega Cerciello in 12 ore”. “Non era affatto scontato – ha spiegato Nunzia D’Elia – che si arrivasse a fare chiarezza su questa vicenda in cosi’ poco tempo: per questo il nostro grazie che va ai carabinieri non e’ formale ma e’ molto sentito, forte e serio. Non e’ facile individuare tra le decine di migliaia di turisti che ci sono a Roma in questi giorni due ragazzi che erano andati a comprare dosi di cocaina e che poi hanno deciso, ad acquisto fallito, di prendere appuntamento per ottenere qualcosa in piu’ (denaro e droga). Poi su quanto accaduto in quell’appuntamento non ci sono dubbi, al di la’ delle dichiarazioni degli arrestati, abbiamo a disposizione foto e immagini chiare”.

ELDER NON BENDATO NE’ LEGATO Il californiano che e’ accusato di aver ucciso Cerciello Rega non e’ stato sottoposto ad alcuna forma di costrizione prima di essere interrogato dai pm. “Non e’ stato bendato e neppure legato”, ha assicurato Gargaro. Resta da capire perche’ Hjorth ha subito un trattamento diverso. Lo accertera’ la procura di Roma.

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