Carceri, quasi 6 mila detenuti di fede islamica. Almeno 200 attenzionati

Carceri, quasi 6 mila detenuti di fede islamica. Almeno 200 attenzionati
15 febbraio 2016

Sono quasi 6 mila (5.781) i detenuti, reclusi nelle carceri del nostro Paese, di fede islamica: di questi, 119 sono italiani. E’ uno dei dati diffusi dall’associazione Antigone, che, citando fonti del ministero della Giustizia, afferma che i detenuti gia’ ‘radicalizzati’ sono 19 e sono ristretti in apposite sezioni di alta sicurezza. Gli ‘attenzionati’, invece, sono circa 200. Secondo l’associazione, i detenuti di fede islamica sono l’11,1% del totale dei reclusi, mentre i cattolici sono oltre 29mila (55,9%), con una netta prevalenza di italiani (76,4%). In tutte le carceri del Paese vi e’ una o piu’ cappelle cattoliche, mentre, come risulta dal protocollo siglato di recente tra il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria e l’Ucoii, 52 istituti di pena ospitano luoghi di culto islamici ufficiali, e in altri 132 vi sono stanze utilizzate come luogo d’incontro con ministri di culto islamici. Sono 9 gli imam, riferisce Antigone, ufficialmente ‘certificati’, mentre altri rientrano nel contesto del volontariato. Ci sono poi 69 operatori religiosi con la specifica funzione di mediazione religiosa e culturale verso il mondo islamico, di cui 14 volontari. Nelle carceri non vi sono altri luoghi di culto ufficiali relativi ad altre confessioni religiose.

“Ad oggi – rileva Antigone – c’e’ grande eterogeneita’ nelle regole per l’accesso al carcere dei ministri delle diverse chiese: da una parte, c’e’ la disciplina prevista per il cappellano cattolico, dall’altra quella per i ministri delle Chiese che hanno stipulato un’intesa con lo Stato, spesso regole diverse l’una dall’altra. Da notare inoltre le difficolta’ di accesso giustificate con presunti motivi di sicurezza che ultimamente stanno riscontrando in particolare gli imam”. Secondo l’associazione, come sottolineato gia’ in un documento messo a disposizione degli Stati generali sull’esecuzione penale, e’ “opportuna”, oltre a una chiara informazione sulla liberta’ di culto negli spazi di detenzione, “l’introduzione di una disciplina comune nell’ordinamento penitenziario per tutti i ministri di culto, che regoli innanzitutto l’accesso al carcere e, a seguire, le prerogative dei ministri, incentrate sul diritto alla liberta’ religiosa della persona detenuta”. Infine, sottolinea Antigone, “la presenza di detenuti di fede islamica e’ numericamente significativa da giustificare l’indicazione di dar vita a luoghi di culto nei singoli istituti, oltre che prestare un’attenzione non formale alle regole di alimentazione”.

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