Cartoline da PyeongChang, dentro il villaggio dei giornalisti

12 febbraio 2018

C’è qualcosa di futuristico nel Media Village di Gangneung, il grande complesso che ospita giornalisti e operatori dell’informazione di tutto il mondo inviati in Corea del Sud per seguire le Olimpiadi invernali di PyeongChang. Una fitta teoria di palazzi alti 21 piani che spuntano vicini come una sorta di metropoli in erba, a metà strada tra il sogno americano e l’incubo delle narrazioni distopiche. Trattandosi però di un progetto curato dai coreani a prevalere, non appena ci si abitua agli spazi, sono i criteri di efficienza e di tecnologia che fanno da ossatura al villaggio: accessi monitorati elettronicamente, chiavi digitali, un completo manuale per gestire la vita domestica e rispettare regole comuni. Forse un po’ impersonale, ma impeccabile.

Nel Media Village, dove comunque anche a Olimpiadi iniziate restano alcuni segni di costanti “lavori in corso” sono disponibili servizi come banca, lavanderia, palestra e piccolo supermarket. Impressionante poi la grande sala ristorante, concepita per poter gestire, in modo un po’ spartano, ma attento, colazioni, pranzi e cene di migliaia di persone ogni giorno. Il tutto cercando anche di raccontare la cultura e l’ambiente coreano attraverso, per esempio, delle mostre fotografiche, oppure offrendo ai giornalisti la possibilità di prendere in prestito libri nelle loro lingue madri. Certo, gli ascensori e i corridoi a volte possono favorire un senso di malinconia, ma poi la vista sulla piccola New York del Villaggio quasi sempre rinfranca, anche se neppure dal 21esimo piano si riesce a scorgere l’Oceano Pacifico. Ma in fondo siamo qui per le Olimpiadi invernali.

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