Il Cav rivendica una Camera. Dietro tensioni la guerra Ghedini-Letta

Il Cav rivendica una Camera. Dietro tensioni la guerra Ghedini-Letta
Silvio Berlusconi
16 marzo 2018

Forza Italia è un partito in subbuglio. L’insoddisfacente esito elettorale, con annesso sorpasso della Lega, non ha fatto altro che far esplodere contraddizioni che erano già presenti. Non si tratta soltanto di una frattura tra Nord e Sud, acuita dalla compilazione delle liste. Si tratta di due visioni opposte che possono essere sinteticamente ricondotte a due personaggi molto ascoltati da Silvio Berlusconi e che negli ultimi mesi sono apertamente entrati in rotta di collisione: Niccolò Ghedini e Gianni Letta. L’uno più propenso a guardare verso la Lega, l’altro tessitore di grandi intese e di buoni uffici con il Quirinale. E sono queste due linee che, anche in questi giorni di difficili trattative post-elettorali, si stanno scontrando. L’ex direttore del Tempo, infatti, in queste ore ha fortemente contestato la strategia, anche comunicativa, del cosiddetto cerchio magico berlusconiano. Sotto accusa è finito il vertice dell’altra sera con Matteo Salvini e Giorgia Meloni, dopo il quale la propaganda leghista ha immediatamente fatto filtrare il compito di “delegato a trattare per tutto il centrodestra” del segretario del Carroccio, lasciando a Berlusconi un ruolo di mero spettatore. Il leader azzurro nega tensioni intorno a lui e si trova costretto a smentire retroscena giornalistici in cui si parla di una sua irritazione verso l’inner circle, e in particolare verso lo stesso Ghedini e Licia Ronzulli.

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Sulla sua posizione, tuttavia, Gianni Letta non sarebbe solo. Anche il ramo “aziendalista”, a cominciare da Fedele Confalonieri, condividerebbe la linea. Tanto che in queste ore si sta tentando una correzione di rotta. Quarantotto ore buone dopo il vertice, ad Arcore si sono resi conto che non si può lasciare tutta la scena a Salvini sulla trattativa per i presidenti delle Camere. “L’altra sera non gli è certo stata lasciata una delega in bianco”, viene spiegato. Traduzione: Forza Italia non può restare fuori dalla partita. Il nome in campo per il Senato sarebbe quello di Paolo Romani. Il timore di Berlusconi (e della famiglia) è che il partito azzurro resti fuori dai tavoli che contano, magari favorendo un asse Lega-M5s che potrebbe portare presto al voto con una legge più maggioritaria. Una legge che, di fatto, potrebbe spazzare via Fi completando la cannibalizzazione da parte del Carroccio. L’idea di mettere mani al sistema di voto viene esplicitato da Salvini. “L’unico modo per non prendere in giro gli italiani e fare veloce – sostiene è applicare un premio di maggioranza all’attuale legge elettorale, “se di nuova elegge elettorale si tratta, bisogna prendere questa e nell’arco di una settimana aggiungere un premio di maggioranza per la coalizione vincente”.

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