Centrodestra, no a rinnovo concessione

Centrodestra, no a rinnovo concessione
11 aprile 2017

Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia. Tutto il centrodestra si presenta unito in conferenza stampa, per dire no al rinnovo decennale (cinque anni rinnovabili per altri cinque anni) della concessione Rai. Rinnovo approvato in commissione di Vigilanza con quelle che vengono definite “prove tecniche di inciucio Pd-M5s”. Le ragioni del no del centrodestra vanno dalla “mancanza di pluralismo che danneggia il centrodestra”, alla “scarsa trasparenza sui conti” fino al “dumping operato dalla Rai che continua a scontare la pubblicità fino al 90%”, spiegano i forzisti Maurizio Gasparri e Renato Brunetta, il leghista Jhonny Crosio e l’esponente di Fdi Fabio Rampelli.

Ma quello che più preme ai rappresentanti del centrodestra è sottolineare “il sostanziale voto di fiducia”, per usare le parole di Rampelli, concesso dai Cinque Stelle al governo proprio sul rinnovo della concessione: un atto – commenta Gasparri – che “equivale a un gigantesco assegno in bianco da 20 miliardi di euro, visto che l’ammontare del canone è di circa due miliardi l’anno”. Ma perchè il voto favorevole dei grillini? “Sul disegno del Pd temo ci sia la collusione anche di chi voleva aprire il Parlamento come una scatola di tonno. Stupisce vedere i Cinque stelle così narcotizzati: magari qualcosa sotto ci sarà, vediamo se verrà alla luce nei prossimi mesi”, butta là Crosio. Rincara Rampelli: “Sono prove tecniche di inciuci che sono strabilianti. Parliamo di un contratto di servizio senza garanzie, per l’utente ma anche per il Parlamento che è chiamato a vigilare”. A esplicitare il retropensiero ci pensa Gasparri: “Ci ha sorpreso il voto a favore dei Cinque Stelle che dovevano cambiare l’Italia ma si sono accomodati alla corte di Campo Dall’Orto”. E affaccia “un sospetto: la designazione della Gabanelli, a direttrice di una testata che ancora non esiste, RaiWeb”. L’ultima notazione è per Augusto Minzolini: “Il rinnovo della concessione è un atto che in passato è stato quasi automatico. Se oggi invece siamo stati atenti è per la nuova governance Rai, che la rende emanazione diretta del governo”.

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