Cesa segretario, vittoria al fotofinish. D’Alia: “Rappresento metà del partito che vuole cambiamento”

23 febbraio 2014

Il congresso dell’Udc boccia Gianpiero D’Alia e il suo sponsor Pier Ferdinando Casini. E proclama, invece, l’uscente Lorenzo Cesa seppur per soli quattro voti di scarto: Cesa 435, D’Alia 431, 3 le schede nulle. Dunque, cala il sipario sull’assise romana dei centristi con qualche contestazione per la vittoria di Cesa. In ogni caso, nessun trionfo. Infatti, l’appuntamento ha avuto il sapore di uno scontro interno a due per conquistare lo scettro, e non certo per dare una svolta politica e a lungo raggio a un partito che viaggia sul due per cento (centesimi più, centesimi meno) e che il lungimirante Casini già un anno fa lo dava per estinto.

“Quello del congresso è sempre un momento importante per il rilancio di ogni partito”, ha commentato Cesa subito dopo la proclamazione. Il neo eletto, tuttavia, è consapevole di aver assunto un ruolo dimezzato, essendo che l’altra parte dello Scudocrociato è nelle mani del messinese D’Alia. Non a caso, il riconfermato segretario usa toni tutt’altro che di vittoria. “Non mi piacciono le tifoserie – dice Cesa -. Quello che voglio trasmettere è innanzitutto la gioia di sentirsi dell’Udc. Avevamo promesso un congresso vero e cosi è stato”. Cesa ha anche sottolineato che “daremo sostegno certo a Renzi. Poi un plauso allo sfidante: “D’Alia ha avuto il grandissimo merito di averci messo la faccia e di avere dato delle proposte e delle idee per il partito, di averle portate avanti con una convinzione e una energia positiva che fanno bene a tutti”.

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Più distaccati e meno retorici, invece, le parole dell’ex ministro che senza mezzi termini mostra i sui muscoli. “Il problema non è la cogestione, ma gestire il cambiamento del gruppo dirigente – afferma D’Alia -. Io rappresento la metà del partito che vuole un profondo cambiamento”. Come dire, che prima di ogni mossa Cesa deve confrontarsi. In ogni caso, il navigato D’Alia sa che il partito non ha tanta strada davanti, e aggiunge: “l’Udc non deve sciogliersi in qualcosa che non si sa cosa è e il simbolo deve rimanere fino a quando non ci sarà, se ci sarà, una nuova offerta politica popolare chiara”. E per come si profilano gli scenari, ci sarà.

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